THE MOON IS…THE SUN’S DREAM

Anno Produzione1992

TRAMA

Ha-young e Mu-hoon sono fratellastri. Ha-young diventa un fotografo di successo ma Mu-hoon diventa un gangster a Pusan. Quando Eun-joo, l’amante del boss, viene trovata con Mu-hoon, i due scappano con i soldi dell’organizzazione ma vengono presto acchiappati e se Mu-hoon riesce a scappare con i soldi, a Eun-joo viene fatta una cicatrice sulla guancia per punizione e viene venduta ai quartieri a luci rosse. Mu-hoon, che aveva cercato Eun-joo per un anno, trova una sua foto nello studio di Ha-young che aveva realizzato un servizio fotografico nel quartiere a luci rosse. Dopo uno spaventoso scontro Mu-hoon salva Eun-joo e assieme si nascondono nello studio del fratellastro. Questo riconosce la bellezza e il talento di Eun-joo e le suggerisce di fare la modella. Lei si fa rimuovere chirurgicamente la cicatrice ma nel frattempo la mafia cerca affannosamente i due amanti e scova Mu-hoon che viene ricattato con la morte di Eun-joo. Mu-hoon accetta la proposta di lavoro della malavita e si infiltra in un tribunale per eliminare il bersaglio prescelto. Ma quando realizza che si tratta del suo migliore amico, Man-soo, si rifiuta di portare a termine il lavoro. Mentre scappa viene colpito dalla polizia. Dopo essere riuscito ad uccidere il boss mafioso Mu-hoon muore alla ricerca di Eun-joo. Un anno dopo Ha-young ricorda Mu-hoon e Eun-joo mentre guarda un film in cui lei aveva recitato.

RECENSIONI

Arricchito da un’ingenua componente metacinematografica, The Moon is the Sun’s Dream, primo film di Park Chan-wook, è un gangster movie con forti venature mélo. Nei momenti migliori si avvicina al bellissimo As Tears Go By di Wong Kar-wai, nei peggiori ad un qualsiasi gangster mélo routinario degli ani ’80. Da segnalare lo strepitoso incipit – girato con uno stile sincopato tra Ferrara e Godard, investito da una violenta luce rossastra e percorso dalle note struggenti di un sax – e il prefinale notturno e sanguigno, con un furibondo corpo a corpo a colpi di coltello nel sedile posteriore di una macchina. Davvero tosto. Dal punto di vista drammaturgico colpisce invece la capacità di costruire scene in cui uno dei personaggi riesce a cogliere i sottintesi e le complicità che uniscono i suoi interlocutori grazie a elementi quasi impercettibili. Ciononostante il film non riesce a scrollarsi di dosso la pesante patina di convenzionalità e medietà che lo ricopre, vivendo soltanto di frammenti abbaglianti e sprazzi dirompenti. L’introvabile pellicola di esordio di Park Chan-wook, che lo stesso regista ha sconfessato insieme alla sua prova successiva (Trio), è stata proiettata in DV (il disco è stato ricavato da una copia VHS ottenuta rocambolescamente dagli organizzatori del Festival) con sottotitoli in italiano.