Drammatico, Recensione

THE CONFESSION

Titolo OriginaleThe Confession
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1998
Durata114'

TRAMA

Fertig, direttore artistico di un’importante società, uccide tre medici rei di non aver curato in tempo il figlio morto. Lo difende un avvocato senza scrupoli.

RECENSIONI

È raro incontrare un film hollywoodiano che si confessa, dove i personaggi agiscono domandandosi continuamente perché. Il romanzo “Fertig” di Sol Yurick, da cui David Black ha tratto la sceneggiatura, s’interroga sul dolore, l’etica, la giustizia divina e quella terrena. Il dramma giudiziario diventa dramma umano dove tre personaggi soffrono nell’esame di coscienza: l’integerrimo ebreo di Kingsley è combattuto fra la Legge del Taglione e il comandamento “Non uccidere”; sua moglie sprofonda nell’abisso delle proprie paure; il cinico e arrivista avvocato di Baldwin si mette in discussione. L’uomo ossessionato dalla verità ha la maschera della follia ma l’avvocato del diavolo gli guarda le spalle. Peccato che il personaggio interpretato da Baldwin (anche co-produttore) finisca con l’offuscare gli altri due, rendendo poco limpidi certi passaggi (il suo rapporto tira-e-molla con Amy Irving, in primis) e negando, nei modi di produzione, il percorso formativo nella fiction: l’avvocato sacrificherà la carriera per fare luce, Baldwin primadonna getta nell’oscurità il senso per mettersi in mostra. Il processo d’introspezione, guidato dalla mano esperta dell’inglese Jones (84 Charing Cross Road) resta toccante e la domanda che tormenta i protagonisti (“Perché a me?”) diventa il vero luogo d’indagine del thriller: l’uomo-chiave/Kingsley trasformerà un essere senza scrupoli in un “Uomo onesto che non è senza peccato, ma ammette ed espia le proprie colpe”. “Fare la cosa giusta è facile, è difficile saperla”, ripete continuamente. La corruzione germoglia fra pari ma può subire una battuta d’arresto dinnanzi all’Incorruttibile: lo stesso Sistema Giudiziario, imbastito dall’animale sociale per scoprire e punire i colpevoli, è paradossalmente disarmato di fronte alla Verità e alla volontà d’espiazione, abituato com’è a gestire le menzogne. Legge della coscienza e legge umana non s’incontrano mai, le assoluzioni/condanne terrene non sostituiscono le responsabilità che abbiamo di fronte a noi stessi e a Dio. Che il “Perché a me?” porti a sventare un attentato all’ambiente fa sorridere con delusione, ma il dramma torna ad essere presente a se stesso, perché “Ci sono cose su cui non si può passare sopra”.