Thriller

TENEBRE

TRAMA

A Roma, un serial killer uccide le sue vittime ispirandosi al romanzo “Tenebrae”, che lo scrittore Peter Neal sta da poco promuovendo: incuriosito, quest’ultimo indaga sull’assassino per conto suo.

RECENSIONI

Ritorno ai thriller degli esordi per Dario Argento, dopo il cambio di rotta con orrore soprannaturale di Suspiria e Inferno. Ispirato dalle aberrazioni ossessive dei fan che ben conosceva ed intenzionato a rendere più compiuto del solito il profilo psicologico del serial killer di turno, l’autore consegna varie scene di culto: Anthony Franciosa che stacca il braccio a Veronica Lario con schizzi di sangue che disegnano la parete (ma non in Tv, con scene cruente mitigate), il piano sequenza impossibile a casa delle due lesbiche (realizzato grazie alla macchina da presa Louma), il flashback del trauma (tutto allegoricamente sessuale) sulla spiaggia con Eva Robin’s. Poi, per chiudere, venti minuti iperbolici di mattanze varie: colpi di scena a ripetizione, morti atroci. Non per niente è la prima pellicola di Argento vietata ai minori di 18 anni. Erano anche tempi in cui il maestro sperimentava con la tecnica: per una sorta di iperrealismo fantascientifico e dietro suggerimento del direttore della fotografia Luciano Tovoli, a parte girare nell’asettico Eur, privilegia il più possibile le scene diurne e, con un effetto straniante, illumina quelle notturne (ispirato da Possession di Andrzej Żuławski). I trattati sulle soggettive degli esordi qui si ampliano inglobando quesiti sullo sguardo, la responsabilità dei creativi sugli emulatori (il libro ‘Tenebrae’ è il simbolo dei film di Argento accusati di sessismo e identificazione con gli assassini) e la vita riprodotta che diventa Arte (emblematici gli improvvisi stacchi con dettaglio degli occhi e l’immedesimazione voyeuristica con i feticismi dell’assassino): nello scambio di prospettive, Argento lascia sul campo anche scene enigmatiche che non trovano interpretazione (l’oggetto luminescente, inquadrato con enfasi drammatica nella camera d’albergo di Daria Nicolodi). Camei per gli assistenti alla regia Lamberto Bava (l’addetto riparatore) e Michele Soavi (il fidanzato di Maria).