TRAMA
Margherita è una cantante che, operata alle corde vocali, rischia l’afonia e quindi la lontananza dalle scene. Decide di fare un viaggio insieme alla nipotina Lucia, asmatica, sottraendola alla propria madre.
RECENSIONI
Dispiace sparare a zero sulle pellicole italiane di stanza a Venezia 61 ma davvero l’onestà critica non concede scappatoie: lo “stile” registico, assolutamente televisivo, è puntellato da stacchi improvvisi della cinepresa senza continuità né coerenza, che danno tanto l’impressione di “non sapevo come chiudere la scena”. L’intreccio è un debolissimo tentativo di melò famigliare, qualche lacrima e poi la riconciliazione di maniera: prevedibile (chi non ha indovinato che la piccola avrebbe rischiato grosso?), strappalacrime e pronto a servire il solito ricatto per la platea –ma infine ovviamente buonista-, negli occhi di questo film si legge soltanto assoluta trasparenza che culmina in un sublime momento trash con la Sandrelli cantante live. A proposito della nostra, essa conferma la sua dipartita in un funerale mesto e sottovoce; le altre prove attoriali non sarebbero da ergastolo (a tratti misurata Camilla Di Nicola, che non vuole intenerire a tutti i costi) ma vengono presto affossate da una sceneggiatura ridens. Valia Santella, al suo primo lungometraggio, si trova le spalle coperte dalla Sacher di Nanni Moretti (che compare in un fugace cameo) ma è uno struzzo storpio che non sa volare. Incomprensibile l’applauso scrosciante in sala per lo stesso produttore –quanti danni farà ancora il partito preso?- già regista e narciso di film discutibili e adesso mentore ancora peggiore.