Commedia, Episodi, Sala

STORIE PAZZESCHE

TRAMA

Pasternak: un musicista riunisce le persone che odia su di un aereo; Las ratas: la cuoca propone alla cameriera di uccidere con il veleno per topi un cliente mafioso; El más fuerte: escalation di violenza fra due automobilisti; Bombita: un esperto di demolizioni è stufo di essere vittima di multe e trappole istituzionali; La propuesta: per salvare il figlio che ha investito una donna incinta, i genitori propongono al custode di prendersi la colpa; Hasta que la muerte nos separe: la sposa, il giorno di nozze, scopre che il marito l’ha tradita.

RECENSIONI

Racconti di Mezzanotte

Dopo due lungometraggi e l’esercizio nel racconto breve in serial televisivi di successo (soprattutto “Los Simuladores”, da cui eredita l’ironia che stempera e annulla la ferocia), Damián Szifrón raccoglie consensi ovunque con sei “racconti selvaggi” (il titolo italiano non rende conto delle didascalie iniziali, dove ogni attore è associato ad un animale) che ambiscono ad attestare la fragilità del tramezzo fra civiltà e barbarie, il disorientamento valoriale moderno, la violenza che spezza il sigillo dei freni inibitori quando è evidente lo squilibrio nei costi-benefici dei rapporti di potere. Ma non scandagliano mai Un Giorno di Ordinaria Follia, più che apologhi emblematici sono “Storie Incredibili” strozzate, inconcludenti e derivative, ferme all’effetto epidermico dello sketch, parenti prossime della barzelletta. Pasternak, il più breve, parte da Hitchcock, passa da Gli Amanti Passeggeri (i fratelli Almodóvar co-producono) e precipita nella farsa scontata. Las ratas è il più debole, s’illude d’essere politico (“Nessuno fa mai niente per liberare il paese”), cerca il sangue e trova accomodamenti improponibili come nel peggior “Racconti di Mezzanotte”. El más fuerte prende a modello il cinema anni ottanta, la penna truce e parossistica di Eric Red, e funziona (chiusura ironica esclusa) nel crescendo efferato e nelle notevoli idee di messinscena. Bombita richiama la commedia all’italiana anni settanta (commento sonoro inequivocabile), stile Scola, restituisce discretamente l’esasperazione dell’uomo moderno a contatto con l’impersonalità delle istituzioni ma chiude con un sorriso finto, senza beffa. La propuesta ripropone, dopo Il Caso Kerenes, lo spunto di Prima e Dopo di Barbet Schroeder, ha il pregio satirico di raffigurare un “mercante” che si ribella alla corruzione e invoca l’etica solo di fronte agli imbrogli nelle trattative ma, ancora, è svilito da una chiusura insignificante. Hasta que la muerte nos separe è una facezia, un altro crescendo spietato che, però, preferisce la scorciatoia della follia all’analisi della crudeltà umana, ma piace il ghigno finale sulla verità che riedifica la coppia nell’Amore Bugiardo.