Drammatico

STELLA

Titolo OriginaleStella
NazioneFrancia
Anno Produzione2008
Genere
  • 66434
Durata102'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

1977. Stella, undici anni, vive appena fuori Parigi in un quartiere operaio. Ammessa a frequentare una prestigiosa scuola parigina, incontra Gladys, la figlia di due intellettuali ebrei argentini. La sua nuova migliore amica la aiuterà  a muovere i primi passi nel mondo reale.

RECENSIONI

Si può raccontare l'adolescenza senza cadere nel già sentito, evitando le banalità che porta con sé tutto il corredo del film generazionale; si può far parlare in prima persona, fuori campo, la protagonista senza far avvertire questa soluzione come un facile mezzo per interiorizzare il personaggio, ma semplicemente come lo strumento più naturale per dargli voce: Stella è un film incantevole perché racconta un'epoca e un contesto dal punto di vista della giovane protagonista senza ammicchi e carinerie, non sbagliando un tono, con acume, intelligenza, delicatezza. Inseguendo la giovane protagonista nei suoi percorsi di vita la regista riesce, con un piglio originale che sfiora appena la stramberia e non abbandona mai l'ironia, a restituire la problematica dell'identità, della tenacia nell'aggrapparsi ai margini di un mondo nel quale non ci si ritrova, del non arrendersi all'omologazione richiesta come una patente per l'accettazione. Il ritratto della scuola che emerge da questo film, tanto per fare un esempio, è di agghiacciante realismo: un organismo funzionale e inflessibile, che offre modalità di comprensione del reale assolutistiche, emarginando qualsiasi espressione alternativa ai modelli proposti. Stella ha l'unico torto di non poter essere incasellata: avendo tante peculiarità e nessuna genericità, è condannata all'incomprensione e al ludibrio; avendo intelligenza e coscienza di sé trova la forza per costruirsi un'artificiale indifferenza per tutto quello che la circonda.
Vagamente autobiografica (la regista parla della propria esperienza di vita e del suo arrivo nella scuola secondaria: aveva nel cassetto questo progetto da anni), la storia di Stella porta a prepotente attenzione un lavoro di scrittura pregevole che si connette a una messinscena efficace, con spunti sempre freschi (la deliziosa parentesi romantica che vira su Il tempo delle mele, la rappresentazione della fauna che frequenta il locale dei genitori di Stella, il differente registro usato – composto e regolare per le scene scolastiche, con ampio uso della macchina a mano per quelle ambientate nel café -) e superba cura del dettaglio. Il cast è perfetto e Léora Barbara, che impersona la protagonista, ha toni e sguardi che lasciano il segno.

Stella definisce i nuovi compagni di classe della Prima Media "protetti". Lei invece è diversa. I suoi genitori gestiscono un bar/albergo mal frequentato, in casa sua non c'è mai silenzio e nessuno si preoccupa di quello che fa o pensa. Non vive male, ma conosce solo cose inutili per la formazione scolastica e nel nuovo ambiente si sente sola e perduta. La regista francese Silvie Verheyde segue le gesta di Stella per l'intero anno scolastico. Non facile inserirsi tra vite che si sentono distanti, ma per fortuna l'amicizia con la compagna di classe Gladys aprirà le porte a un rapporto di complicità che aiuterà la piccola protagonista a raggiungere le prime, importanti, consapevolezze. Ambientato negli anni '70, il film è una sorta di biografia della regista che con sensibilità tratteggia un personaggio credibile e simpatico alla scoperta di un mondo nuovo, in cui la scuola rappresenta l'unico punto fermo a cui aggrapparsi, l'unica vera ancora di salvezza in assenza di una famiglia solida e, soprattutto, presente. Con verve e ritmo la vicenda scorre prevedibile (l'importanza dell'amicizia, il primo amore, le difficoltà in famiglia) riuscendo a mantenere una certa freschezza nello sguardo. Qualche caduta nel banale (la superflua svolta pedofila) e una certa ridondanza nell'utilizzo della voce fuori campo (ogni tanto eco delle immagini), oltre a un ambientazione negli anni Settanta che non aggiunge nulla al narrato, non riducono la capacità della Verheyde di coinvolgere con brio nell'evoluzione della protagonista. La luminosa Leora Barbara contribuisce non poco all'efficacia del ritratto facendo di una certa rigidità espressiva il suo punto di forza per caratterizzare l'iniziale estraneità di Stella dal mondo che la circonda.