TRAMA
Romeo, pianista che vive a Bruxelles, conosce la giovane Iris, cameriera di fast food che canta in un coro e scrive poesie: nasce così il duo “Iris Blond & The Freezer”, che inizia a riscuotere un notevole successo, finché arriva una proposta importante…
RECENSIONI
Verdone, tornato agli esordi (ed al successo di pubblico) con la grottesca galleria di macchiette di "Viaggi di nozze", continua ad essere attratto dalla commedia adulta, "europea" negli scenari (Cornovaglia, Ungheria, Belgio, Cecoslovacchia) e nei contenuti (mélange misurato e credibile di tenerezza, umorismo e melanconia). Tutto secondo il canovaccio inaugurato con "Maledetto il giorno che t'ho incontrato", vale a dire: la relazione tra un uomo e una donna, differenti e quasi incompatibili per età ed abitudini, tuttavia uniti da un'amicizia più o meno amorosa ("Perdiamoci di vista") oppure da una consanguineità da recuperare ("Io e mia sorella"). "Sono pazzo di Iris Blond" è per così dire un "È nata una stella" nel mondo musicale contemporaneo, tra sagre di paese in cui si celebrano i fast di Mino Reitano e potenti case discografiche che possono decidere della vita non solo professionale degli artisti. Verdone dimostra, ancora una volta, di saper dirigere i suoi attori (la Ferréol, in una parte a dir poco ingrata, è semplicemente perfetta, irosa e disperatamente romantica), e di essere capace di scherzare, con autoironia e un pizzico di cattiveria ma senza acrimonia, sull'incalzare del tempo (il ricordo delle "esperienze giovanili" di Romeo), e se, come attore, la verve è un po' appannata, come scrittore non ha perso il gusto per il dettaglio saporito (il cagnolino), la battuta salace, le scene ad orologeria (la telefonata nel fast food, la sequenza della "potatura"). Ma il punto è che tutto il film è ossessivamente incentrato sull'esaltazione delle doti della Gerini, graziosa e simpatica ma non certo strepitosa, cui viene affidato il ruolo di primadonna, attrice, cantante, ballerina e quant'altro: e il resto? La caratterizzazione psicologica dei comprimari è abbozzata, la definizione dell'ambiente inesistente, il ritmo discontinuo, e anche le trovate, alla fine, suonano più fiacche di quello che avrebbero potuto essere, in circostanze meno "accentratrici". Verdone, evidentemente "pazzo" della bella Claudia, vorrebbe che condividessimo il suo entusiasmo, ma la narrazione è troppo prevedibile e moralistica per appassionare veramente: insomma, si tratta di un'occasione mancata. Il buon Carlo farà di meglio con un'altra storia di confronto tra giovani e meno giovani, sull'affetto, il successo e l'ingratitudine: "C'era un cinese in coma".