TRAMA
1870: una banda di fuorilegge assalta il treno su cui viaggia l’ambasciatore giapponese. Uno di loro tradisce il capobanda e ruba il bottino, compresa una spada cerimoniale da donare al presidente. La guardia del corpo dell’ambasciatore si unisce al capobanda per recuperarla.
RECENSIONI
Basterebbe l’idea bizzarra di un samurai nel Far West a farne un film di culto (fa il paio con il mago cinese western di 7 Faces of Dr. Lao), cui si perdonano tutte le improbabilità, gli sprazzi surreali e la struttura episodica: se le coincidenze non esistono, I Magnifici Sette con Charles Bronson, remake de I Sette Samurai con Toshiro Mifune, ha aperto le connessioni fra i due attori, ma i due generi (film di samurai e western) si sono sempre corteggiati, con Akira Kurosawa che si rifaceva a John Ford e Hollywood (e Sergio Leone) che si rifacevano a Kurosawa. Vistose tonalità della fotografia, azzardato e riuscito assemblaggio di interpreti internazionali (americano, francese, giapponese, più la svizzera Ursula Andress), per un film decisamente pop (alla Terence Young, inventore del look dell’agente 007), più che western classico, revisionista o contaminato dagli spaghetti nostrani. Senz’altro uno dei primi ‘ibridi’ della moda cinematografica che, dagli anni settanta, avrà lungo corso (di lì a poco, Roy Ward Baker girerà La Leggenda dei 7 Vampiri d’Oro). La sceneggiatura di Denne Bart Petitclerc, William Roberts e Lawrence Roman gioca, in commedia, sul buddy-movie culturale/etnico, con Bronson che canzona i modi di Mifune, salvo tributargli rispetto alla fine. Ursula Andress è testimonial erotica e Alain Delon ci mette la bellezza del farabutto. Nel mezzo, ammazzamenti, duelli e indiani da fumetto. Co-produzione Francia-Italia-Spagna (dove si gira).
