TRAMA
Charlie Brown è un bambino timido, impacciato e decisamente sfortunato. Ma ha dalla sua buoni sentimenti e amici affidabili, a cominciare dal suo bracchetto Snoopy.
RECENSIONI
Prima prova sul grande schermo per i personaggi creati nelle strisce a fumetti di Charles Schulz e poi trasformati in cartoni animati per la tv.
Le suggestioni offerte dalle strisce hanno trovato per decenni il perfetto respiro nel percorso breve, ma soggetto e sceneggiatura del lungometraggio sono opera degli eredi naturali di Schulz (figlio e nipote), più che mai intenzionati a rispettare lo spirito originale.
La trama è lineare, con Charlie Brown protagonista assoluto, gli altri bambini come contorno e Snoopy onnipresente spalla comica, scheggia impazzita. Gli amici sono messi a fuoco con pochi tratti decisivi: la scorbutica Lucy, la sorella Sally infantile e giocosa, Piperita Patty maschiaccio indolente e la sua gregaria. Come sempre il più sfuggente, perché più complesso, risulta Linus.
Charlie Brown si confronta con le esperienze quotidiane dello sport, i compiti, la popolarità nel gruppo dei pari, in un percorso che parte dall'innamoramento per la bambina con i capelli rossi ed ha come obiettivo la conquista del suo cuore. I tentativi per riuscire nell'impresa mettono in evidenza punti di debolezza e di forza del protagonista ed esaltano lo spirito dei Peanuts: non smettere di coltivare i sogni e di provare a realizzarli superando i propri limiti, comportarsi con onestà ed altruismo anche a costo di pagare un prezzo per questo, trovare conforto nell'amicizia, specialmente in quella di un compagno a quattro zampe. Chiunque incontra delusioni e sconfitte ma chiunque può farcela - ogni tanto - persino chi appare diverso, anticonvenzionale, timido e pasticcione.
L'universo è popolato esclusivamente da bambini, come scelse Schulz, e come nei cartoni animati degli adulti non sono ammesse neppure le voci, trasformate in suoni incomprensibili e stonati, estranei.
Tutto avviene in una America non fortemente caratterizzata, se non per il baseball e le staccionate intorno alle case monofamigliari, e, soprattutto, sospesa nel tempo: non marcatamente retrò eppure, per chi ha superato l'infanzia, più passata che presente.
La dimensione onirica è molto presente anche nel lungometraggio e si interseca con lo sviluppo regolare della storia. I cimenti letterari di Snoopy e le sue avventure aeree contro il Barone Rosso rappresentano quella realtà alternativa surreale quanto naturale che tanta parte riveste tra le intuizioni geniali di Schulz. Benché costituiscano
una vera sottotrama le scene dedicate al bracchetto pilota ed al salvataggio della cagnolina amata si inseriscono, alla lunga, con una certa fatica nell'economia del film, portando persino un po' di noia.
Snoopy and friends, come preannunciato da un titolo che porta in primissimo piano Snoopy, l'icona più solare ed immediata dei Peanuts, è costruito per assecondare soprattutto esigenze e gusti dei piccoli.
Da quel punto di vista il bambino con difficoltà di integrazione ed autostima altalenante è, prima che metafora della condizione di ogni individuo, un bambino, che deve imparare a gestire i rapporti con gli altri, le proprie potenzialità, i propri sogni. Dinamiche scolastiche, compiti, feste e prove pubbliche di talento ancorano fortemente l'immedesimazione all'infanzia. I capitomboli e l'esultanza contagiosa di Snoopy, le gag più fisiche ed immediatamente comiche sono concessioni non infedeli, ma evidenti, al divertimento dei più piccoli.
Diversamente da quanto era lecito aspettarsi la pellicola parla più ai giovanissimi nati tra Minions ed ere glaciali che agli ex bambini la cui crescita è stata accompagnata da quei fumetti e quei cartoni. Per i primi i Peanuts sono soprattutto gli amici di un bracchetto intraprendente e versatile, dall'allegria contagiosa. I secondi hanno ereditato sensazioni più varie da quelle strisce che, anche rilette da adulti, non appaiono mai troppo infantili. Il film, invece, a volte lo sembra.
Il film, delicato, ben girato in computer grafica, non tradisce il mito da cui trae origine, anche in considerazione del gruppo di sceneggiatori.
Tuttavia, rimane più in superficie, sceglie gli elementi più facili - perché più traducibili. Non mancano una leggera malinconia di fondo ed ansie ed incertezze di tutti noi, ma restano in secondo piano rispetto alla logica del lieto fine.
Se la domanda è se si potesse fare di più con l'universo dei Peanuts a disposizione forse la risposta è sì. Ma non era per niente facile.