TRAMA
Una troupe televisiva si trova per caso in una centrale nucleare quando avviene un incidente: l’emittente per cui lavora, però, si rifiuta di mandare in onda l’accaduto. La giornalista Kimberly Wells indaga per conto proprio.
RECENSIONI
Un thriller sul pericolo nucleare in cui la perfetta messinscena della tensione si accompagna all’allarmismo con punte tragiche: la credibilità dell’impianto è garantita dalle interpretazioni di Jack Lemmon, efficace in un ruolo drammatico premiato a Cannes, Jane Fonda che torna ai film politici e di impegno civile degli esordi e Douglas jr., anche produttore. Ottimo lavoro da parte di James Bridges, anche sceneggiatore con Mike Gray e T. S. Cook, piccolo autore dimenticato (notevole e altrettanto ‘impegnato’ il precedente Esami per la Vita) che si fece le ossa pennellando i racconti di suspense di L’Ora di Alfred Hitchcock (almeno due piccoli capolavori: “La Ragnatela” e “Le Due Verità”): il suo monito catastrofico acquista pregnanza nel momento in cui è osservato attraversa l’elemento umano di tre caratteri emblematici, l’ambiziosa reporter, il cameraman complottista e il responsabile che ha il compito di ammettere, prima di tutto a se stesso, che qualcosa non va. I ‘presagi’ che occorrono divelgono il sistema etico di ognuno, personale e professionale. Chi accusò il film di disfattismo ingiustificato, per quanto basato su eventi realmente occorsi nella base di Dresden, fu smentito da un incidente nucleare avvenuto in Pennsylvania pochi giorni dopo l’uscita del film. Il titolo si riferisce al massimo rischio radioattivo, immaginando un disastro che, attraverso il manto terrestre, arriva fino in Cina: la paura nasce, anche, dalla consapevolezza di un’attualità che veste i codici da film di fantascienza.