TRAMA
Shrek deve fare le veci del re malato e, alla sua morte, terrorizzato dal dovergli succedere, va alla ricerca di un altro erede, mentre il Principe Azzurro raduna tutte le figure malvagie delle favole per attaccare il regno e prendere il trono.
RECENSIONI
Visti gli incassi stratosferici del riuscito numero due (circa 920 milioni di dollari in tutto il mondo) era scontato che prima o poi arrivasse una terza parte. E così, dopo tre anni, l'orco verde torna per deliziare grandi e piccini, oltre che riempire il forziere della Dreamworks (a sfruttamento non ancora concluso il film ha già ricavato quasi 800 milioni di dollari). Purtroppo, però, le ragioni del portafoglio questa volta si scontrano con quelle della creatività. Le nuove avventure di Shrek, infatti, portano più sbadigli che risate. Ciò che limita di più lo spasso, oltre all'assenza di battute davvero efficaci, è la caratterizzazione particolarmente piatta dei personaggi. I dialoghi sono fiacchi e prevedibili e ogni creatura, da Shrek e Fiona ai tanti comprimari, si limita a rimestare gag vecchie e consunte (ancora un sogno nel sogno, tanto per citarne una). Quello che colpisce, oltre alla tecnica sempre più stupefacente nell'utilizzare con morbidezza la computer grafica, è che il soggetto in sé sarebbe anche stimolante, con la necessità di trovare un nuovo re per il regno di Molto Molto Lontano, la ricerca del predestinato Artù, il tentato golpe del Principe Azzurro e la difesa di Fiona insieme alle amiche Biancaneve, Cenerentola, Raperonzolo e Bella Addormentata. Ma ciò che funziona sulla carta non trova verve sullo schermo, per cui i tanti eventi si succedono nella totale indifferenza. Basta pensare ad alcune sequenze davvero insipide, come la morte di re Harold (dovremmo ridere perché non la finisce di tossire? Roba da avanspettacolo!), o la descrizione della vita di corte, con Fiona che apre i regali ricevuti dalle damigelle (cinque minuti in cui nulla accade). Poco aiutano i nuovi arrivati: Artù è un nerd in odore di redenzione che gronda luoghi comuni e Merlino si agita in continuazione ma pare caricato a salve. Va un po' meglio con il Gatto con gli Stivali, che ha una mimica buffa in sé, e con Ciuchino, ma anche in questo caso le battute sono di seconda mano. Appiccicatissimo, poi, il messaggio finale all'insegna del "trova il buono che è in te" e invadente l'appello pro-famiglia che aleggia insistentemente su tutta la pellicola trasformando Shrek e Fiona in una coppia borghese come tante, solo un po' più sporcacciona. Ma al di là del buonismo di fondo, prevedibile dato il target mondiale, ciò che manca completamente è il divertimento. Sembra di assistere a un film a cui abbiano rubato tutte le battute. Forse è la mano di Andrew Adamson, co-regista dei primi due capitoli e qui sostituito da Chris Miller e Raman Hui, a fare la differenza. Comunque sia la delusione è grande!
