TRAMA
Tre anni prima, il tiratore scelto e sergente dei marines Bob Lee Swagger era stato considerato sacrificabile dai vertici militari e abbandonato in Etiopia. Oggi un colonnello gli chiede di aiutarlo a sventare un attentato al presidente, ma è ancora una trappola, lo usano come capro espiatorio.
RECENSIONI
Fuqua è una garanzia di cinema d’azione colmo di pathos e (spesso) di cuore, affidato a trame e psicologie affatto banali. Molte riserve invece sull’originalità delle trame che decide di dirigere: dopo Rambo, il cinema di vendetta militare è più che usurato, anche se la fonte è un romanzo (1993) di Stephen Hunter, che su questa figura di protagonista ha costruito un’intera saga. La sceneggiatura di Jonathan Lemkin (L’Avvocato del Diavolo, Arma Letale 4) è discreta, infila anche qualche critica politica con riferimenti all’attualità (che Fuqua ama, specie se “africana”, vedi L’Ultima Alba), una o due battute degne di memoria, inventa personaggi che lasciano il segno (il senatore di Ned Beatty, l’armaiolo del Tennessee) e ordisce un complotto con caccia all’uomo che tiene viva l’attenzione per due ore. Il vero talento di Fuqua, a livello figurativo, è il senso dello Spazio (ottimi sguardi sulla natura) e della dinamica nell’action (un paio di sequenze notevoli). Non fosse per una parte finale che manda il senso a rotoli, con gli autori che, con la fretta di chiudere, dimenticano di motivare le azioni del protagonista (dopo la bellissima scena in cui le vittime vestite di bianco tingono di rosso-sangue la neve), si poteva chiudere un occhio su stereotipi quali l’uomo solo contro tutto il malvagio Sistema, l’innocente incastrato e così via.