Horror, Recensione

SHINING

Titolo OriginaleThe shining
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1980
Genere
Durata119’

TRAMA

Jack Torrance accetta il lavoro da custode in un albergo isolato fra le montagne: può approfittarne per scrivere il suo romanzo. Ma l’Overlook Hotel si rivela un luogo sinistro per il suo inconscio: della sua crescente follia ne faranno le spese la moglie e il figlio.

RECENSIONI

I luoghi dell’Overlook Hotel (costruito nei minimi dettagli in studio) si sono impressi nell’inconscio collettivo, a prescindere dalla loro raffigurazione simbolica, dall’interno, del labirinto della mente del protagonista, un Jack Nicholson esagerato, esplosivo, agghiacciante (ben reso da Giancarlo Giannini, con cui il regista si complimentò), cui Kubrick cambia la carriera, improntandogli la recitazione all’istrionismo. Soprannaturale e “naturale” a braccetto, come Kafka insegna. Il racconto gotico “Una splendida festa di morte” di Stephen King è totalmente ribaltato (l’orrore è la follia di Jack, non la casa infestata) e virato al mistero ultraterreno, con i segni che si rincorrono senza mai farsi afferrare del tutto, come a cavallo dello stesso stabilizzatore rivoluzionario (la steadicam) inventato e manovrato da Garrett Brown fra luci (apparentemente) naturali. Fra le tante memorabili, da citare la sequenza con l’obiettivo che segue Danny sulla sua automobilina nei corridoi, mentre le ruote “battono” il suono della plastica e del legno dei pavimenti. Stanley Kubrick reinventa un altro genere cinematografico: questione di modi, non di ingredienti perché, a essere pignoli, anche in Ballata Macabra (di Dan Curtis) c’erano una casa isolata, la lenta penetrazione della paura senza orrore e foto rivelatrici; la palla del bimbo che corre “da sola” c’era anche in Changeling di Peter Medak dell’anno prima; per non parlare dei fantasmi e labirinti di L’Anno Scorso a Marienbad e di Il Carretto Fantasma di Victor Sjöström, da cui Kubrick riprende l’idea della follia che s’abbatte sulla porta (il film è sottilmente citato dalla data 1921). Nel soundtrack tornano Wendy Carlos e Rachel Elkind da Arancia Meccanica, con l’aggiunta di brani di Ligeti e Penderecki. Negli Stati Uniti è uscita una versione più lunga di 20’.