TRAMA
Quattro personaggi: una moglie sessualmente repressa, un marito bugiardo che la tradisce con la sorella perversa, un amico impotente che ama riprendere con la telecamera le donne che parlano di sesso.
RECENSIONI
Una commedia rohmeriana innestata sulla conversazione, dove il verbo mostra allo stesso tempo la propria futilità e necessità, in quanto carrettiere di senso e agente empatico di sensazioni e disagi. Trasportati ma non guidati dagli sguardi e le parole, si perviene ad una panoramica sulle differenti percezioni individuali dell’universo sessuale, mentre l'apologo sulla difficoltà d'amare poggia i propri piedi sulle dinamiche fra personalità contrapposte, aspirando alla franchezza che debelli la superficialità, l'incomunicabilità, la meschinità, il materialismo che fa calare la libido. I confini fra detto, non detto, inteso e omesso sono sottili, in quanto Soderbergh opta volutamente per una drammaturgia irritante: in apparenza, ritrae senza dare giudizi; in realtà, gioca in modo subliminale per abbandonare la visione in un mare magnum di sensazioni sgradevoli, spiazzanti, che non lasciano certezze. La macchina da presa abbraccia gli interpreti mettendone a nudo il cuore ed i sentimenti; contemporaneamente prende le distanze con un linguaggio iconografico ed un’estetica straniata. Sul terreno lascia idee platoniche senza mete né radici, una serie di intriganti figure, riflessioni ed oggetti/simbolo che, proprio perché impossibilitati a ricongiungere il significato con il significante, esprimono il contrario di ciò che dicono. Lo sguardo finale, di fronte ad un medium (il video) che psicanalizza e fa confessare l'essere umano, è disincantato e suggella il potere delle immagini. La Palma d’Oro più giovane di Cannes (l’esordiente Soderbergh ha 26 anni).