
TRAMA
Dopo un lungo vagabondare Ethan Edwards torna a casa dai parenti. Durante la sua assenza una tribù indiana gli uccide il fratello e la cognata e rapisce le piccole figlie di quest’ultima. L’uomo si metterà alla ricerca delle piccole e cercherà di vendirare le atroci morti dei parenti.
RECENSIONI
Scampoli di mitologia americana in uno dei film più amati di John Ford. "Cosa spinge un uomo a vagabondare, cosa o spinge a vagabondare senza meta" dice la canzone nei titoli di testa. Dissolvenza in nero. Dall'interno di una piccola casa si apre la porta che dà sul mito. Sin da questa prima famigerata inquadratura (Ethan sullo sfondo che ritorna; Martha che esce dalla casa andandogli incontro) si delinea il conflitto che costituisce uno degli archetipi della cultura americana, quello tra la casa/civiltà/famiglia e deserto/barbarie/vagabondaggio. Si disegnano precisi, geometrici rapporti spaziali tra il "dentro"/"fuori" ed i vari personaggi. L'interazione fra spazio e personaggio costituisce una delle matrici narrative del film di Ford e del racconto in generale, ben descritte da Gardies nel famoso saggio "L'espace au cinéma". Ethan, muovendosi dal "fuori" al "dentro" (che non sono luoghi fisici ma spazi che definiscono una precisa condizione esistenziale), finirà, alla fine del film, col ritornare definitivamente nel deserto. Da un'iniziale "relazione di disgiunzione", il protagonista, a seguito di un disequilibrio (il massacro della famiglia e il rapimento di Debbie e Lucy), è congiunto a esso prima di ritrovarsi nella disgiunzione di partenza.
Duramente criticato e accolto tiepidamente dal pubblico, "Sentieri selvaggi" fu l'ultimo film prodotto dalla Argosy, società di produzione fondata dallo stesso Ford e da Merian Cooper. Accusato dalla miope critica di razzismo, è in realtà sottilmente pervaso da un'ambiguità che non concede nulla al manicheismo: Ethan è un personaggio insieme fragile e crudele, lacerato per i motivi sopradetti, crepuscolare e "finale"; la rappresentazione dalla vita nella tribù è tutt'altro che offensiva ed il capo tribù Scar costituisce l'altra faccia dello specchio su cui si riflette un eroe giunto al crepuscolo. Quello dei vagabondi e degli indiani è il medesimo mondo in decadenza, destinato ad essere schiacciato dalla legge e dall'ordine imposti dalla civiltà (vedere "L'uomo che uccise Liberty Valence").
Come tutti i cinefili sanno, Jean Luc Godard disse, parlando di "The Searchers", che l'amore che si prova per Wayne quando solleva Natalie Wood nel finale "racchiude il mistero e il fascino del cinema americano".
