Erotico, Recensione

SENSO ’45

NazioneItalia
Anno Produzione2001
Genere
Durata128'
Sceneggiatura
Tratto daliberamente tratto da Senso di Camillo Boito
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Asolo, Marzo 1945. Livia Mazzoni, avvenente moglie di un papavero del Minculpop, parte per Venezia sulla macchina dell’avvocato di famiglia Ugo Oggiano – suo spasimante – per raggiungere l’amante Helmut Schultz, dissoluto e vigliacco tenente della Wehrmacht. Il travagliato tragitto avrà conclusioni drammatiche e inaspettate.

RECENSIONI

Capace di costruire inquadrature di rara bellezza e certamente dotato di uno stile tutto personale, Tinto Brass è anche il regista/autore del cinema italiano che più è in grado di deludere con pochi secondi di pellicola. Questa nuova versione della novella di Boito già trasposta da Visconti ha tutti gli elementi del tipico film brassiano: un'avvenente signora in cerca di avventure, gli specchi ovali (la visione) e quelli verticali (la moltiplicazione), i contratti (favori in cambio di sesso) e, soprattutto, Venezia. Cantore della venezianità che gli è propria, Brass riesce a darne piccoli e pregevoli esempi sullo sfondo di una vicenda maltrattata dal punto di vista narrativo e (ahimè) interpretativo: in due battute riesce perfino a dare la ricetta del celebre Spriz (o Spritz, pronunciato "spriss"), aperitivo che ogni veneziano conosce e beve al di là di ogni moda o tendenza. Ma se il ritratto della caldarrostaia e della padrona di casa/ruffiana di Helmut sono due figure cesellate con delicatezza e nostalgia agrodolce, i protagonisti sono viceversa tagliati con l'accetta al limite della barbarie. Inoltre, Brass non esita a concedersi una lunga sequenza orgiastica che oscilla fra il grottesco (apparentemente d'auteur) e il ridicolo (sicuramente involontario), facendo rimpiangere allo spettatore l'onestà di un buon film porno nato per essere tale. Così, fra sequenze talmente squallide da essere irritanti e strabilianti colpi di coda che invitano a mordersi le mani e a chiedersi perché il film non imbocchi solo quella strada, se ne vanno oltre due ore di pellicola, con una colonna dialogo che invita all'omicidio, continuamente oscillante fra la presa diretta e il doppiaggio. Di straordinaria bellezza è invece il commento musicale di Ennio Morricone - che invita a tratti a chiudere gli occhi per non subire la molestia di alcune sequenze del film - e ottima la fotografia, grafica ed eccessiva.