Drammatico, Recensione

SCHINDLER’S LIST

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1993
Durata194’
Sceneggiatura

TRAMA

1939, Cracovia: Schindler è un abile industriale che riesce, con l’appoggio dei nazisti, a far prosperare una fabbrica di vasellame utilizzando come manodopera gli ebrei. Alla luce della follia omicida di cui sono oggetto, però, decide di salvare loro la vita attraverso le assunzioni.

RECENSIONI

“Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Questa la frase di lancio della terza opera “impegnata” (dopo Il Colore Viola e L’Impero del Sole) di Steven Spielberg: in bianco e nero (con l’eccezione del fuoco di candela, del cappotto rosso della bambina e del finale contemporaneo), con temi molto sentiti e il coraggio di imporre alla distribuzione che nessuno entrasse in sala a film iniziato. Ma il grande talento di quest’artista, sia si cimenti con un film commerciale o ambisca a quello d’autore, è quello di riuscire a trasmettere emozioni con il linguaggio cinematografico. Il racconto, per quanto la sceneggiatura di Steve Zaillian cerchi anche la leggerezza con siparietti da commedia, dona i passaggi più memorabili nell’alta drammaticità cavalcata con commozione, per scuotere lo spettatore e comunicargli l’orrore (l’irruzione dei nazisti nel ghetto di Cracovia, i vagoni del treno con carne umana da macello, l’insostenibile attesa per le stanze di disinfestazione). Da Spielberg è inutile aspettarsi una raffinatezza, una complessità, un’ambiguità da cinema “arty” ma non c’è autore che sia in grado, come lui, di coinvolgere nel connubio montaggio/immagini/tempi/volti attoriali (Ralph Fiennes, ingrassato di 13 chili per la parte, fu una rivelazione nel ruolo inquietante di villain). Per alleanza fra spettacolo e realismo (il cui zenit è raggiunto nella sequenza finale), il modello ideale è Kapò di Gillo Pontecorvo.