
TRAMA
Jigsaw è morto ma…
RECENSIONI
Se da un lato l’attuale responsabile della serie, Darren Lynn Bousman, sembra aver rinunciato a giocare scherzetti formali al suo spettatore (Saw II), dall’altro sembra aver deciso che la nuova frontiera della Jigsaw Saga sia l’infittirsi della trama, le espansioni e le spiegazioni. Il tutto più o meno finalizzato, è superfluo ricordarlo, al solito colpo di scena finale e alla possibilità di farne un link al film successivo. Saw IV, dunque, prosegue la strada inaugurata dal III, ossia l’edificazione di un complesso retroterra narrativo fondamentalmente basato sull’arruolamento di collaboratori di Jigsaw, con la disgraziata aggiunta delle giustificazioni “morali” del killeraggio enigmistico del protagonista (più o meno la solita solfa a base di trauma pregresso e vendetta). C’è da ammettere che la sceneggiatura di Saw IV non manca di una certa ingegnosità ma fa richieste forse troppo esose al suo spettatore: l’idea di girare una sorta di side-quel del terzo capitolo (nel frattempo…) non è malvagia, il gioco di incastri è forzato ma potrebbe avere una sua coerenza, a patto però di conservare ricordi assai vividi dei capitoli precedenti e di sapersi orientare in una cartografia diegetica di non immediata lettura e memorizzazione. C’è di che disorientarsi, insomma, ed essendo proprio la retroattività narrativa la chiave di volta che regge l’intero film, fino al consueto finale epifanico, la cosa rischia di costituire un problema non trascurabile. Registicamente parlando, Bousman si conferma reduce di un’estetica videoclip molto démodé che però non disturba (giochi di saturazione cromatica, mdp scattosa, montaggio nevrotico), cerca di marc(hi)are il suo lavoro con scelte caratterizzanti (stacchi di montaggio invisibili, camuffati da un’inquadratura-ponte tra luoghi/tempi diversi) e ha comunque il “merito” di non arretrare di fronte al dettaglio splatter: l’autopsia iniziale (un po’ Aftermath, un po’ Buio Omega, un po’ Ebola Syndrome) raggiunge un parossismo gore esilarante.
