Catastrofico, Commedia, Netflix, Recensione

RUMORE BIANCO

Titolo OriginaleWhite Noise
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2022
Durata136’
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia
Costumi

TRAMA

1985: Jack, professore di college esperto di Hitler, sospetta della quarta moglie che prende una pillola in segreto e lo nega. Una nube tossica si propaga sulla cittadina e la famiglia di Jack, con quattro figli, fugge in auto.

RECENSIONI

Non è facile tradurre in immagini e drammaturgia un romanzo di Don DeLillo (vedi Cosmopolis), soprattutto il classico postmoderno Rumore Bianco (1985): Noah Baumbach lo interpreta a modo suo, iniziando nell’assurdo di filosofie strampalate, gettandosi nella confusione corale, divertendo nel paradosso (Hitler ed Elvis Presley: ci sono punti in comune), spruzzando buffo horror (lo strano figuro che si infila di notte nel letto di Jack/Adam Driver), approdando al catastrofico stile Shyamalan, lambendo la fantascienza (la nube nera con fulmini che cala dal cielo e provoca déjà-vu; la misteriosa pillola sperimentale), la contemporaneità (il campo profughi in quarantena), gli incubi logici lynchiani (l’immaginazione di Jack/Adam Driver quando si trova nel motel) e finendo in musical (al supermercato, con i LCD Sound System). Nel mezzo e attraverso, passando anche per Godard (i motti sul capitalismo), c’è il suo cinema fra Woody Allen e Wes Anderson: una coppia, il loro amore, la paura della morte, la paura di morire dopo l’amato. Il risultato, se non eccezionale nel momento in cui, volutamente, Baumbach preferisce la commedia del disastro procrastinato (con evidenza dei sentimenti) al sarcasmo dello scrittore sull’ansietà e il narcisismo occidentali, è essenzialmente fedele agli accadimenti principali del romanzo e coraggioso nel modo originale e strambo (a tratti fa venire in mente Edgar Wright) con cui li propone, azzeccando soprattutto vari personaggi, dal “pusher” strafatto di Lars Eidinger alla suora tedesca che non crede nel paradiso, dal professore di “icone viventi” di Don Cheadle al figlio iper-edotto nel rumore (“La famiglia è la culla della disinformazione”), stagliati nella pittoricità delle macchine in fila e incidentate di Week end e in una chiesa al neon che sa tanto di Kevin Smith.