
TRAMA
Il tribuno Clavius è il braccio destro in Giudea del prefetto Ponzio Pilato, da cui riceve l’ordine di trovare il corpo di Yeshua, a quanto pare rubato dal sepolcro dove era sepolto dopo la crocifissione.
RECENSIONI
Rifacimento non dichiarato di La Tunica di Henry Koster, aggiornato fino ad un certo punto: Kevin Reynolds (anche sceneggiatore) e Patrick Aiello (produttore: il fratello Paul firma il soggetto), come nel film citato, in un primo momento assumono il punto di vista del “pagano” romano, e tutto funziona più che discretamente. Il protagonista (un efficace, a sorpresa, Joseph Fiennes) indaga sulla presunta resurrezione del titolo, combatte i ribelli, interroga i discepoli. L’ambientazione in Spagna è consona, la sceneggiatura non è approssimativa, tutto è credibile. Giunge il temuto bivio a contatto con il miracolo, in cui si deve scegliere quale sentiero ideologico imboccare: viene sposata la sobrietà, coerente con il punto di vista scettico prediletto, quello del tribuno. Quando, ad esempio, Clavius incontra Yeshua (non Gesù: segno filologico non asservito), è condivisibile che sia sconvolto. Ma s’odono le prime note stonate, ancor più assordanti in un film “medio” che propone un percorso risaputo, in cui solo l’assenza di sbavature garantisce la riuscita. Una, che esula dal discorso religioso, risuona nella scena in cui il tribuno convince il sottoposto a lasciare liberi i discepoli: un atto non “laicamente” verosimile e che tradisce la partigianeria degli autori, in quanto si sottintende che sia propedeutico alla “salvezza” di tutti. A seguire, tutta l’enfasi per i “tommaso” nel mondo, in cui il tribuno è testimone dei miracoli: l’epifania ci potrebbe anche stare, ma è infiocchettata dall’iperbole in cui Gesù si allontana in una scia supereroistica di luce con boato. Si sfalda l’equidistanza d’approccio di un’operazione, per il resto, rispettabile, anche nell’indecisione fra novità e tradizione.
