Fantasy, Poliziesco

R.I.P.D.

NazioneU.S.A.
Anno Produzione2013
Durata95'
Tratto dadall'omonimo comic di Peter M. Lenkov
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Nick Walker viene ucciso a tradimento dal suo fidato collega Bobby, con il quale si era appropriato di alcuni lingotti d’oro appartenenti a una banda criminale. Nell’aldilà viene arruolato nel RIPD (Rest in Peace Department) con lo scopo di combattere, per 100 anni di servizio, le anime defunte che cercano di sfuggire al giudizio e si nascondono tra i vivi. Nell’incarico affiancherà Roy, un esemplare di pura razza-cowboy-ottocentesca, e ben presto scoprirà come dietro la sua morte si prospetti l’inizio di una possibile Fine del Mondo.

RECENSIONI

Già il materiale di partenza non è un granché.

Pubblicato dalla Dark Horse Comics in quattro uscite tra il 1999 e il 2000, RIPD di Peter M. Lenkov si lancia a piè pari nel soprannaturale, tingendolo con toni farseschi che non esitano a ritrarre un Cerbero amante della torta al miele e un oltretomba popolato da bizzarre caricature demoniache che sembrano uscite da un volume di Monster Allergy.
La coppia di poliziotti deve impedire una vera e propria rivoluzione da parte di un'anima dannata che, dopo aver rubato la spada dell'Arcangelo Michele, vuole raggiungere Satana e vendicarsi del trattamento subito, liberando tutte i prigionieri dall'Inferno per farli zampettare, di nuovo, sulla Terra. 

Niente a che vedere con la trasposizione di Robert Schwentke. Il regista vuole vincere facile e ci regala un Men in Black dei (non)morti, lontano anni luce da un immaginario ultraterreno, ma controllato nelle coordinate di una sgangherata detective story che concentra tutto il suo nodo problematico all’interno di un banale gioco di maschere, talmente ridicolo da lasciare basiti. Prendendo come punto di riferimento lo scarafaggio alieno Edgar interpretato da Vincent d’Onofrio, RIPD si trastulla nel gioco di disvelamento e conseguente trasformazione dei demoni, in una caricatura di gommoso digitale che non mantiene nulla di quella repulsiva sensazione presente nei travestimenti alieni di M.I.B.
L’ansia compulsiva di “far divertire a tutti i costi” è un tarlo che l’opera si porta dietro per tutta la sua durata, spezzettandosi in una sequenza di sketch propensi a mettere in mostra l’insostenibile autoreferenzialità di Jeff Bridges (un logorroico Roy dallo slang texano e la bocca a bricco) che si divora, letteralmente,  un mummificato Ryan Reynolds la cui sensibilità rende pretestuosa l’intera menata dell’amata sola e abbandonata presa in prestito da un remake di Ghost.

Perché RIPD è un oggetto piuttosto strano. Costato una barca di soldi e celebrato come IL flop dell'Estate, racchiude un'esigenza rassicurante per lo spettatore medio(cre), puntellando una rappresentazione palesemente ingessata e rigida con ammiccamenti che vorrebbero richiamare la più ritrita comicità demenziale americana.
L'esempio lampante è il modo in cui Roy e Nick appaiono all'umanità: il primo una bomba sexy siliconata, il secondo una parodia mandarina dell'Ispettore Clouseau. Manco a dirlo il meccanismo non funziona, rende ulteriormente poco credibile la logica dello sguardo che predilige la reale identità dei personaggi per poi sussultare di sana pianta sulle boobs della bionda, tentando la fuga nel cortocircuito comico, nel chiaro malessere di un'opera agonizzante per povertà di idee. Un sintomo che prende campo nel cumino (sic!) come nonsense per smascherare i non morti di turno o nel ritratto del 'Grinta' Bridges, petulante caricatura che piuttosto di rielaborare un'iconografia preferisce discorrere su come il suo teschio sia stato sodomizzato da un coyote.

E pensare che, pur nella sua pochezza d'insieme, il fumetto d'origine aveva tratteggiato due personaggi più o meno sullo stesso livello, a loro agio tra il materiale organico dei demoni fatti esplodere e l'atmosfera orrorifica da simil-Joe Dante.
Quel che resta, del RIPD sullo schermo, ha la consistenza fumosa di un Deado trapassato.
La stessa consistenza di un Bacon che, con tutta onestà, era più fotogenico quando veniva tranciato da Jason nei postumi di un amplesso.  Rest in Peace, Kevin.

Curiosità:
In concomitanza della promozione del film, la Dark Horse Comics ha pubblicato un prequel di RIPD, City of the Damned. Nei quattro volumi viene raccontato il primo incarico di Roy ai tempi del Far West, con una struttura da reboot in linea con la moda contemporanea.
Trascurabile, ma di sicuro più interessante del film in questione.