TRAMA
Blu è uno degli ultimi due esemplari di una rara specie di pappagalli esotici. Catturato appena nato dai trafficanti di animali, il piccolo volatile capita accidentalmente tra le braccia di una bambina, che decide di adottarlo.
RECENSIONI
Dopo la brillante saga ambientata durante L'era glaciale la Fox punta ancora sul regno animale, questa volta coprotagonista alla pari insieme agli esseri umani.
Blu e la sua padroncina sono una coppia a tutti gli effetti, complice ed affettuosissima, ma anche autoreferenziale e reciprocamente limitante. Lei è una ragazza quasi priva di contatti col mondo esterno, di fatto chiusa al prossimo, che si accontenta di riversare affetto ed attenzioni unicamente sul suo pappagallo. Blu è viziato e intorpidito dalle coccole e le comodità di una casa-nido da cui non sente il desiderio di uscire; infatti non ha mai imparato a volare, riducendosi a camminare. Sono due figure speculari: entrambi hanno mancato di utilizzare una parte della propria natura e delle proprie potenzialità; apparentemente non ne soffrono affatto, fin quando l'obbligato confronto col mondo li vedrà scegliere il cambiamento.
In questa coppia chiusa si inserisce con approccio timido ed effetti destabilizzanti un buffo ornitologo, insolito come principe azzurro ma perfettamente intonato ai protagonisti. Completamente diverso è il secondo elemento di disturbo, la pappagallina intraprendente e combattiva che travolgerà Blu.
Il film, insolitamente, non prende il titolo dal nome del suo protagonista, per quanto amabile e simpatico, bensì dal luogo in cui la vicenda è ambientata: Rio. La città ha infatti un ruolo prepotente nel dar atmosfera e corpo alla pellicola. Si tratta di un Brasile prevedibile, perfetto per un cartone animato. Variopinto e musicale, pervaso assieme ai suoi abitanti dalla febbre irrefrenabile del Carnevale, fatto di bambini abbandonati a se stessi per le strade, vite d'espedienti e passione per il pallone. Un clichè, che solo in alcuni casi sfrutta bene il luoghi comuni: l'euforia del Carnevale che paralizza la città, con la gente comune, senza eccezioni, coperta di piume e bikini dorati, che lascia la vita di tutti i giorni e si unisce felice ai carrozzoni.
Per il resto Rio è un gioco di catture, fughe ed inseguimenti, nel quale gli accidenti servono come sempre alla maturazione dei personaggi, alla conquista di ciò che mancava nelle loro vite.
Per Blu la sua vera natura, la capacità di volare e vivere fuori da una gabbia, per la sua padroncina un'analoga apertura al mondo, facilitata, per entrambi, dall'amore.
Inevitabili i condivisibili messaggi animalisti, veicolati senza didascalismi dall'espressività delle immagini: gli uccelli impazziti e disperati nelle gabbie, il commovente momento della liberazione in cielo.
Coloratissimo e pieno di riprese studiate per esaltare la visione sui moderni schermi in 3D. Rio è un bello spettacolo. Gratificante più per i bambini che per gli adulti, perché meno complesso di altre pellicole animate moderne e privo dell'ormai classico bagaglio di citazioni e riferimenti, il film è discretamente divertente, senza mai riuscire ad essere veramente comico o travolgente. Non si insegue, o non si trova, il tormentone di lunga durata e sicuro effetto (si pensi alla nocciolina de L'era glaciale), si contengono le gag, abbonda la tenerezza.
Gradevole e di successo, anche se non resterà nella storia dell'animazione e non ha rimpiazzato il successo seriale de L'era glaciale.
Nella versione italiana, fra i doppiatori habituè affidabili come Fabio De Luigi e Pino Insegno; meglio andare sul sicuro considerati gli scempi perpetrati a più riprese (su tutti il povero Hop con la voce di Facchinetti).