Drammatico, Recensione

RED SIREN

Titolo OriginaleLa Sirène Rouge
NazioneFrancia
Anno Produzione2002
Durata118'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

La dodicenne Alice scopre attraverso un inquietante DVD la vera natura della madre e decide di rivolgersi alla polizia. Trova comprensione nella giovane ispettrice Anita Staro, ma la madre ha già sguinzagliato i suoi scagnozzi per riportarla a casa. Alice fugge e per strada incontra il misterioso Hugo che la aiuta a scappare verso il Portogallo alla ricerca del padre.

RECENSIONI

"Chi sei tu?" - "Questo non ha alcuna importanza!"
"Te lo prometto!" - "Prometto!!?? Non conosco questa parola!"
"Mi piacciono le donne che sanno tenere testa agli uomini"
"Non mi sentivo così libera da anni"
"Abbiamo individuato il vecchio capanno dove vivevano"
"Sono solo molto stanco"
"Ci sta pescando uno a uno come pesci in un barile"
"Ci sarà più sangue del previsto"
Non è un estratto dal "Manuale del luogo comune", ma sono alcuni dialoghi del film di Olivier Megaton, che fa della più becera banalità la sua fonte ispiratrice. Il cinema francese conferma una sempre più pericolosa tendenza al saccheggio (da altri film, da altre storie, da un immaginario ormai vecchio e datato) a fini sensazionalistici. Una "grandeur" che si ferma al perimetro del cinema e dimostra abilità tecnica ma non sostanza. La truce storia mescola thriller (una bambina braccata da psicopatici), strane coppie (il duro dal cuore di panna con la piccola in fuga), horror (la cattiva di turno che adora gli snuff-movie) e politica (solo un accenno tra il Medio Oriente e la ex-Yugoslavia per colorire la vicenda). A incollare le varie sequenze, un tappeto di esplosioni in Dolby Surround di evidente gratuità. Il film non parte neanche male, con l'unica situazione originale: una bambina accusa la propria madre di essere una spietata assassina e non vuole saperne di tornare a casa. Lo spunto non trova però nella sceneggiatura adeguati sviluppi e si riduce a una ridicola caccia all'uomo in cui gli eventi si affiancano più per inerzia che per logica. Ma il regista sembra unicamente concentrato sulla resa visiva. Il gusto per la composizione dell'immagine non gli manca (la derivazione è, tanto per cambiare, il videoclip), ma non basta filmare con perizia tecnica, montaggio serrato e musica fascinosa, esplosioni, sparatorie e massacri per  fare un film. Non c'è traccia di un'atmosfera in cui far muovere i personaggi, ma, soprattutto, non ci sono personaggi da far muovere. I protagonisti sono infatti macchiette da avanspettacolo a psicologia zero, con caratteri scolpiti nella roccia. Le poche varianti, soprattutto nel finale a mezze tinte, risultano forzate. Sembra di muoversi tra le pagine di un fumetto, con personaggi che si chiamano "Kasinopolis" o "Eva Kristensen" e gruppi rivoluzionari come "Liberty Bells" (Sigh!), ma mancano al regista visionarietà, ironia e piglio personale. Il rimescolo di "Leon", "Tesis", "Nameless" e "Nido di vespe" (già a sua volta clone) produce infatti un anonimo pasticcio senza anima, un contenitore vuoto. Gli interpreti sono tutti al minimo sindacale, chi completamente assente (la giovane Alexandra Negrao) e chi sprofondato nella caricatura (la madre Frances Barber che ha la faccia e il trucco giusti, ma per Crudelia Demon). La verace e di solito stonata Asia Argento, privata da una doppiatrice a dizione perfetta del suo caciare in romanesco, pare, oltre che fuori parte, anche completamente spaesata. Il solo che si distingue nel guazzabuglio è Jean-Marc Barr, che perlomeno ha le phisique dell'eroe solitario e malinconico. In cotanta mestizia, un'unica consolazione: la sala completamente deserta nel giorno a prezzo scontato. Per chi si accontenta.