TRAMA
Revisore contabile in una banca americana, Martin Raikes giunge a Nizza per indagare su di una società di produzione cinematografica sospetta: i criminali che ci hanno investito, prima provano a corromperlo, poi lo incastrano come assassino di un commissario di polizia.
RECENSIONI
Poco importa che il romanzo alla base sia di Desomond Lowden (lo stesso di Rapina al Computer, 1987, di Richard Loncraine), adattato dal televisivo Timothy Prager: sempre della stessa solfa di uomo innocente incastrato si tratta, con tutte le istituzioni contro (in questo caso, in due nazioni) e che deve provare la propria innocenza. Variante: uomo qualunque che diventa uomo d’azione (scaltro nelle fughe, oltremodo ingenuo nel fidarsi di tutti). Variante gustosa: la meta-cinematografia che va a parare in un finale stile FX – Effetto Mortale (Robert Mandel, 1985), con Michael Caine che interpreta un attore che, fra macchina da presa e trucchi (con colpi di scena prevedibili), debella con la finzione quella criminalità che, con la finzione, voleva ingannarlo e (attraverso dei rape-movies) fare soldi. John Mackenzie, per la terza volta con Caine, su materiali criminali torbidi e sanguinosi ha costruito la propria carriera ma di questo suo ultimo lungometraggio andava poco fiero, denunciando (paradossalmente, vista la trama) un film diretto più dai “contabili” che da lui. Poco male: a parte i temi usurati della trama, il tutto è sufficientemente elaborato e veloce per catturare l’attenzione, senza alcuna velleità di restituire ritratti psicologici notabili o preziosismi. Solo azione, contro-azione, sopravvivenza. E a volte va bene così. Girato nel 2001, uscito nel 2003, spesso ed erroneamente indicato come prodotto televisivo.