Drammatico

QUESTIONE DI CUORE

NazioneItalia
Anno Produzione2008
Durata110'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo omonimo di Umberto Contarello
Fotografia

TRAMA

I quarantenni Alberto, sceneggiatore originario del Nord, e Angelo, carrozziere romano, sono vittime di un attacco di cuore nel corso della stessa notte. È l’inizio di una bella amicizia._x000D_

RECENSIONI

Sciogliamo subito la prognosi: Francesca Archibugi non si ripete agli imbarazzanti livelli di Lezioni di volo, ma questo hospital movie, con più di un ricordo de Il grande cocomero (i legami creati dalla malattia, che si affiancano e in qualche caso si sostituiscono a quelli "normali" della vita di tutti i giorni), è nondimeno deludente. E questo malgrado un cast di buon livello (ottimo nel duo protagonistico) e una sceneggiatura che, se non il dono dell'originalità, ha dialoghi sufficientemente brillanti (anche se alcune battute di Albanese sembrano il frutto di abile improvvisazione, e forse lo sono). Che cosa manca al film? Più di ogni altra cosa, la capacità di sviluppare l'idea originaria, senza annacquarla e senza imboccare facili uscite di sicurezza. Alberto e Angelo, diversi in tutto e per tutto ma uniti dal dolore, dalla paura, dai rimorsi e dai rimpianti che la malattia risveglia, sviluppano un rapporto che, più che un'amicizia, richiama una reciproca dipendenza e a tratti una vera e propria relazione amorosa, con tanto di schermaglie in camera da letto [e l'accenno, non si sa fino a che punto scherzoso, al film di "partigiani froci" (sic) cui Alberto sta lavorando non sembra casuale]. Divenuti estranei alle rispettive esistenze (il seme del malessere era già presente, la malattia si limita a portarlo alla luce), lo scrittore e il meccanico si perdono, si cercano e si ritrovano di continuo, tentando di esorcizzare il demone della fine sospesa sopra di loro. Ma il destino di uno dei due è segnato, e la vittima designata tenta, per una volta, di scrivere il destino che l'altro sembra leggere negli occhi dei suoi interlocutori. Ed è a questo punto che il film indietreggia, si affloscia, diventa da un lato troppo esplicito e dall'altro troppo pavido. Non che la prima parte di Questione di cuore sia esente da difetti: i caratteri spesso disegnati in modo approssimativo, più macchiette che bozzetti, le sequenze inutili o addirittura imbarazzanti (la visita dei vip "amici", con un bolso Verdone as himself, la Sandrelli che attraversa annoiata l'inquadratura e gli altri in posa stile foto di classe; le comparsate di Celestini e Villaggio, quest'ultima verosimilmente sforbiciata al montaggio), la regia spesso così piatta da rendere il film indistinguibile dai prodotti educati, di buon gusto, che affollano i palinsesti (fa eccezione il rapporto fra Alberto e Loredana, risolto con pochi, ruvidi ed efficaci tratti). Ma l'idea di fondo, e non solo quella (la luccicanza di Alberto), meritavano uno svolgimento meno ovvio e una conclusione meno volonterosamente meta e consolatoria.