Drammatico, Recensione

QUALCUNO DA AMARE (2012)

Titolo OriginaleLike Someone in Love
NazioneFrancia/Iran/Giappone
Anno Produzione2012
Durata109'
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

La giovane Akiko, che si prostituisce per mantenersi agli studi, incontra un nuovo cliente, un anziano professore universitario.

RECENSIONI

Lately I find myself out gazing at stars,
Hearing guitars,
Like someone in love.
Sometimes the things I do astound me,
Mostly whenever you're around me.

Lately I seem to walk as though I have wings,
Bump into things,
Like someone in love.
Each time I look at you I'm limp as a glove
And feeling like someone in love.

Dopo Copia conforme, Kiarostami firma una nuova, rarefatta ma al tempo stesso densissima elegia sull'inestricabile, necessaria e fatale relazione tra sincerità e menzogna, in una cornice se possibile ancora più cupa e disperata di quella proposta dall'opera precedente. Se l'incontro toscano era forse una nuova tappa, più verosimilmente il potenziale prologo di una storia d'amore, Qualcuno da amare (depistante, come spesso avviene, il titolo italiano) tronca letteralmente all'ultimo istante ogni illusione, per quanto labile e provvisoria: abbiamo assistito alla fine (questo il titolo di lavorazione del film), fine che può essere quella della relazione tra Akiko e il possessivo fidanzato, quella della vita del professor Takashi, quella del neonato affetto tra l'anziano studioso e la giovane mondana, o ancora una combinazione delle suddette. La morte si insinua, languida e cerimoniosa, in ogni sequenza del film: i legami con il passato (la nonna in visita) vengono recisi con dolorosa lentezza, l'intensità del sentimento (la gelosia) si riduce a un'ossessione algebrica (la “ricostruzione” della toilette descritta da Akiko, ovviamente fuori campo, al pari dell'escalation di violenza dell'epilogo), il passato, evocato da immagini idealizzate (il quadro) o remote (la fotografia), riesce ad arginare solo momentaneamente la catastrofe conclusiva. I saggi consigli di Takashi girano a vuoto, come il taxi che ripetutamente costeggia la stazione, perché gli uomini (e le donne) corrono, seppur al rallentatore, verso il proprio destino e non c'è modo di evitare l'impatto fatale, poco importa se con il sonno oppure con la morte. L'azione, pura e scabra come in una tragedia classica (l'azione si svolge senza soluzione di continuità da una sera al mezzogiorno del giorno dopo e prevede, di fatto, tre personaggi), è continuamente interrotta, ritardata, ostacolata da particolari a prima vista insignificanti (spesso introdotti da quella vera 'macchina infernale' che è il telefono), che potrebbero a ogni istante assumere ben diversa consistenza e invece rimangono frammentari ed eternamente sospesi, a comporre un mosaico di incertezza e angoscia che contrasta magnificamente con la levigatissima fotografia di Katsumi Yanagijima. In questo, Like someone in love non è dissimile da un altro film di incontri (quasi) casuali sotto il segno della fine incombente, Les herbes folles di Alain Resnais: il monologo della vicina di casa, con gli insistiti quanto reticenti riferimenti al burrascoso passato familiare del professore, ha il sapore di un deliberato omaggio alla pellicola del regista francese.