TRAMA
Per le feste natalizie, papà Fleming e famiglia raggiungono la figlia maggiore Stephanie e conoscono il fidanzato, miliardario grazie ai videogiochi, tanto eccentrico e sboccato da metterli continuamente in imbarazzo.
RECENSIONI
Kiss my ass
John Hamburg aggiorna la sua comicità ai commedianti di moda, per un incontro fra “old” e “next” generation alla Star Trek: Generazioni. Copia spudoratamente (non è un remake) la sua sceneggiatura di Ti Presento i Miei (2000) con Ben Stiller (che, guarda caso, produce), prendendo le mosse da un soggetto ideato con Jonah Hill, altro compagno di merende (come Seth Rogen) stupefacenti (nel senso di drogate) e flatulente di James Franco, vero (unico) effetto speciale del film, senza freni inibitori e osceno, nel ruolo pompato del se stesso mediatico (suoi i dipinti post-trash che ammutoliscono i Fleming). Quindi, ad uno spunto già in riciclaggio nel 2000 (da Il Padre della Sposa e Indovina chi viene a Cena? fino al pregevole e dimenticato Giù le Mani da mia Figlia), viene data una mano di vernice con i colori dei fratelli Farrelly (imitati da Hamburg anche in ...E alla Fine arriva Polly: becerate varie con trionfo dei sentimenti) e con la formula dei nuovi rappresentanti di categoria, stesso look ma modi più demenziali e triviali, figliocci dell’era web (banale la contrapposizione fra generazione tecnologica e dell’inchiostro) e di quel Judd Apatow (più elegante e sagace) che, guarda caso, per Hamburg scrisse l’episodio (con Seth Rogen…) “Parent’s weekend” all’interno del serial Undeclared. Dal riciclo alla spazzatura: c’è poco materiale per fare la raccolta differenziata, per quanto sia abbastanza spassoso il personaggio di Franco, per schiettezza ed eccentricità materiali permesse dal capitale (fra cui un water giapponese e un “computer di bordo”). Il paradosso sta in un racconto in cui, da un lato, si decanta un atteggiamento “autentico” dei protagonisti di cui gli autori sono completamente sprovvisti, fra ammiccamenti facili (quasi tutti sessuali) e morale consensuale (non giudicare dalle apparenze) e, dall’altro, in cui la perplessità dei caratteri come motore primo delle gag (da citare il deretano in diretta web e l’antivirus sodomizzatore) diventa imbarazzo dello spettatore di fronte a scene come quelle con Gene Simmons e Paul Stanley dei Kiss, per cui si prova pena da disagio (loro) e incompetenza (di Hamburg).