Animazione, MUBI

PERSEPOLIS

TRAMA

Dal 1978 ad oggi, l’autobiografia di Marjie si lega alla Storia moderna dell’Iran: da piccola è spettatrice della caduta dello scià seguita dalla repressiva Repubblica Islamica; poi viene mandata dai genitori a studiare a Vienna.

RECENSIONI

Marjane Satrapi, insieme al fumettista underground Vincent Paronnaud (il Winshluss di “Ferraille Illustré”), traspone in un lungo animato la sua autobiografia a fumetti (4 volumi), rispettandone il tratto essenziale, in bianco e nero (il colore della Libertà è riservato al presente), stilizzato fino all’espressionismo, potendo, con il nuovo mezzo, dare più libero sfogo alla fantasia (prezioso il flashback sulla storia dello scià che, secondo tradizione, imita le movenze dei burattini di cartone; surreale il brano sulla sua depressione risvegliata da “Eye of the tiger” di Rocky III). L’animazione (come la stessa Satrapi ammette) è solo un mezzo, la carta vincente dell’autrice resta il suo spirito libero, ironico, commosso, ribelle, temprato (è un romanzo di formazione) da una pillola di saggezza che le trasmette l’adorabile nonna: “Mantieni la tua coerenza e la tua integrità, non provare rancore per chi ti fa male, pensa che é solo uno stupido”. Nonostante le brutture (il fondamentalismo islamico, la purga degli oppositori, la morìa di adolescenti mandati in guerra, il proibizionismo esasperato che fa morire la voglia di party, ma anche il dolore dell’amore perduto) il racconto della Satrapi, in sé drammatico e commovente, è come alleggerito dal preservato punto di vista da bambina, sorta di “Mafalda” curiosa ed esplosiva (buffa quando si crede un profeta e parla con Dio) che filtra tutto in gioco, con rabbia senza odio, con innocente/ingenua speranza nel progressismo umanitario di figure familiari coraggiose ed amabili o in canzoni occidentali (passando dalla spensieratezza dei Bee Gees all’incazzatura degli Iron Maiden) come ultima oasi di libertà spacciata (buffo) da loschi figuri nel parco. La semplicità porta lo Storico Pubblico nella cultura del privato, l’ironia alleggerisce ma non nasconde la realtà del dramma, alla stregua delle citazioni di film famosi che, con la china bidimensionale, rendono riconoscibile l’opera pur trasfigurandola.