
TRAMA
Un predicatore eredita dal padre clown un ingombrante elefante di nome Vera. Vorrebbe sbarazzarsene, portandolo a Hollywood o vendendolo per degli esperimenti genetici.
RECENSIONI
Si riunisce l’accoppiata Bill Murray – Howard Franklin di Scappiamo col Malloppo: l’idea di base della spalla animale, desueta ma resa in modo vincente, pone accanto al classico personaggio cinico che scoprirà i sentimenti (per cui le attitudini interpretative di Bill Murray sono seconde solo a quelle di Walter Matthau), un pachiderma combinaguai. Il divertimento è assicurato nel rapporto amore-odio, gli sviluppi sono prevedibili e la struttura dell’opera è del tutto inquadrata, ma il regista dell’apprezzabile Occhio Indiscreto infila una manciata di considerazioni satiriche sull’american-way-of-life che fanno la differenza con un mercantile prodotto di genere. Sceneggiatore passato alla regia che, per la prima volta, lavora su di uno script non suo (lo firma Roy Brount jr.), denota una certa personalità in un ambito meno convincente ed originale: la forma narrativa è quella dell’on-the-road, la sua regia non eccede in tenerezze ricattatorie, regala gag paradossali (Murray alla guida del tir, le scene con il camionista paranoico), critica la moda dei predicatori-comunicatori di massa e il maltrattamento degli animali, inserisce gustose citazioni cinematografiche imprecando contro Spielberg e Lucas e facendo visita alla Death Valley di John Ford a “cavallo” dell’elefante (compare il manifesto de I Cavalieri del Nord Ovest) e c’è spazio anche per il momento “profondo”, con Murray che scopre aspetti della vita meno consumistici/materialistici e riceve l’eredità più appagante, conoscere l’animo del padre mai incontrato, condividerne emozioni ed esperienze (qui si innesta un non casuale parallelo fra il predicatore e il clown, entrambi imbonitori).
