TRAMA
Pasqualino Settebellezze, disertore del fronte tedesco, ricorda quando, a Napoli, uccise un uomo per salvare l’onore della sorella.
RECENSIONI
Lina Wertmüller pone in parallelo gli orrori del Nazismo e la gretta mentalità meridionale al servizio dell’Onore. Giancarlo Giannini le presta ancora la sua straordinaria maschera (giocata, stavolta, su sguardi languidi) per l’ennesimo ritratto di disgraziato, in un’Odissea di prigione in prigione: quella del maschilismo napoletano, fondata (anche) sul delitto e la repressione della donna (ma il destino farà prostituire l’ipocrita latin lover e le sorelle); quella del manicomio criminale e dell’istinto sessuale (Pasqualino violenta una pazza); quella del campo di concentramento e della sopravvivenza ad ogni costo, del “tira a campà” che calpesta ogni dignità. Quando il politico bolognese intende le nefandezze operate dal Fascismo, Pasqualino nasconde una certa ammirazione per il Duce che ha dato “l’onore” alla nazione. La regista, che inizia a ripetersi, aveva già ritratto il legame sottile fra queste due aberranti mentalità in Mimì Metallurgico e Film d'Amore e d'Anarchia: la stessa sequenza “forte” del rapporto sadomaso con l’obesa e crudele carceriera (impastata in inquietanti tonalità verdi) ricorda quella celebre con la grassona di Mimì. Il grottesco germiano/felliniano va a braccetto col tragico e l’attacco di fondo, duro, audace (con qualche sfregio di troppo), dipinge l’uomo mediterraneo come un vile che, senza ideali e decoro (ancor peggio dei nazisti), sopravvivrà a qualsiasi apocalisse, in forza di imperiture erezioni (fisiche e mentali). Nell’amaro finale, Pasqualino (“settebellezze” perché piace alle donne), alla faccia della sovrappopolazione, intima alla compagna d’iniziare a sfornare figli, necessari per “difendersi”. Sono quadri potenti, fra lo squallido e il colorito (Fernando Rey che si getta nella merda). Penosa la sequenza in cui Pasqualino, ridotto pelle e ossa, tenta di ritrovare la maschera seducente di un tempo. Canzoni di Enzo Jannacci con, in apertura, un poco convincente duetto Hitler/Mussolini in playback.
