
TRAMA
709 a.C.: un’astronave atterra in Norvegia. L’alieno umanoide è fatto prigioniero da una tribù vichinga, invano messa in guardia su di un “drago” mangiauomini, giunto sulla Terra insieme all’extraterrestre.
RECENSIONI
Il racconto è appassionante, i modi, fra epica e romanticismo, sono un po’ canonici e basici ma, per fortuna, non lo è la regia di Howard McCain che si prodiga nel curare la (ardua) verosimiglianza e si concede, nella lunga caccia al mostro, qualche parentesi più lirica. È più originale, cioè, l’idea di unire fantahorror e saga dei vichinghi che non la formula con cui è eseguita, sorta di Predator + Beowulf, e si vedono i limiti di una produzione preconfezionata nel rivolgersi alla fascia giovanile, soprattutto se confrontati con i risultati raggiunti dal simile (per temi e circostanze) Il 13° Guerriero di John McTiernan (e Michael Crichton). Il film dell’esordiente McCain va preso come onesto B-movie, con effetti digitali discreti (il mostro, quando s’illumina, rivela tutta la propria artificiosità), piacevole intrattenimento superficiale, validi twist del racconto (il flashback-colpo di scena in cui il mostro diventa vittima, la trappola inefficace che apre ad una nuova parte finale suggestivamente ambientata in una caverna infernale prima e su di un’abissale cascata poi). Il piccolo orfano si chiama Erik (Erik il Vikingo?) ed il canonico personaggio simpatico/buffo Boromir (da Il Signore degli Anelli).
