O APÓSTOLO

Titolo OriginaleO Apóstolo
NazioneSpagna
Anno Produzione2012
Genere
  • 67628
Durata80'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Ramón è un detenuto scappato di prigione che si rifugia in un isolato villaggio di montagna, lungo il “Cammino di Santiago”, alla ricerca di un tesoro nascosto anni prima. Nonostante all’inizio il paese sembri abitato solo da pochi vecchi, si rivela essere sopravvissuto ad una maledizione che si rinnova da oltre 600 anni. Presto Ramón scopre che gli innocui vecchietti sono in cerca di anime da scambiare con la lugubre mietitrice stessa. Iniziano così le sue disavventure per cercare il tesoro, comprendere i misteriosi eventi che hanno luogo nel villaggio e salvare la propria vita._x000D_
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RECENSIONI


Il primo lungometraggio europeo stereoscopico in stop-motion sceglie un soggetto dalle molteplici opportunità. C'è innanzitutto l'attaccamento alle proprie radici da parte del regista Fernando Cortizo, originario di Santiago de Compostela, che ambienta la vicenda proprio in Galizia, lungo il "Cammino di Santiago". Poi c'è la voglia di giocare con miti e superstizioni locali senza prendersi troppo sul serio, ma unendo l'amore per l'horror, che traspare da ogni inquadratura, con ironia e humour nero. E c’è anche la voglia di rischiare in grande, coinvolgendo nell’operazione nomi noti come Geraldine Chaplin tra i doppiatori e Philip Glass nella colonna sonora. Il risultato è un piacevole racconto gotico, più convincente dal punto di vista tecnico, con un'animazione a passo uno ineccepibile e competitiva con i maestri del genere, che da quello narrativo.


Dopo le premesse, infatti, nel momento in cui il mistero si dipana e la vicenda trova il suo apice nell'efficace messa in scena musicale della leggenda da cui tutto trae origine, la sceneggiatura ha una battuta d'arresto e si limita a rigirare situazioni e personaggi con brio, ma senza aggiungere particolare mordente al racconto. La sensazione è che una dimensione corta, o al limite media, avrebbe potuto rispondere con maggiore incisività alle esigenze dei personaggi. Resta comunque un valido tentativo di uscire da usurati percorsi produttivi attraverso una storia molto connotata localmente, quindi con riferimenti che soprattutto il pubblico spagnolo è in grado di cogliere (dalla fisicità del carcerato Xavier, ricalcata su quella del doppiatore Luis Tosar, piuttosto celebre in patria, alle influenze del regista Amando de Ossorio, anche lui nato in Galizia e specializzato negli anni ’70 in b-movie horror), ma con tutti gli elementi per soddisfare anche una platea globale.