TRAMA
La notte dell’ultimo dell’anno quattro sconosciuti si trovano su un tetto con la stessa intenzione: gettarsi nel vuoto e farla finita. Finché non si convincono a vicenda a desistere, almeno fino al giorno di San Valentino.
RECENSIONI
Buttato via
Non buttiamoci giù (il film) è un prodotto che somiglia poco a Nick Hornby, autore del romanzo omonimo. Ed è anche il peggiore degli adattamenti cinematografici da un suo libro, per quanto si possa essere rimasti insoddisfatti da Alta fedeltà.
Forse perché la costruzione dei personaggi è superficiale e nessuno risulta veramente comprensibile - e interessante -, forse perché il meccanismo della trama non funziona praticamente mai, ma soprattutto perché l'inconfondibile ironia di Hornby resta impercettibile ed al posto di quello che si potrebbe definire cinismo sentimentale (disincanto non esente da romanticismo, e molto altro) non rimane che zucchero.
E questo fin dall'inizio, quando l'amicizia frutto della condivisione di uno stato d'animo disperato appare prematura. L'unico momento, obbligato, di crisi per il gruppo esplode pretestuosamente e meccanicamente, con esisti distruttivi non supportati dagli eventi.
Rimane allora solo commediola. Il tema "serio" per definizione della depressione non viene sdrammatizzato o, come si auspicherebbe, accompagnato da un'ironia che non toglie verità, bensì banalizzato (la delusione d'amore, la perdita della reputazione e della fama… e tutto si risolve da sé). La parentesi della vacanza esotica tutti insieme, così come l'espediente per contrastare la pressione della stampa, ma anche l'inganno di cui resta vittima uno degli aspiranti suicidi, così come sono stati resi su grande schermo sono inverosimili e cialtroni. Le gag ed i dialoghi non strappano che timidi sorrisi, mentre galleggia sospesa dal primo momento la promessa di sviluppi sentimentali risolutivi almeno per una parte dei protagonisti, se non per tutti. E infatti è così, come suggellato in una scena finale il cui piccolo colpo di scena era largamente prevedibile (i due pc nella stessa stanza, per intenderci).
Un fallimento di toni e armonie, di spessore e di tocco, che finisce per deprimere un po' se si ricorda che a monte c'era Hornby.
I quattro interpreti principali non hanno grandi colpe, se non quelle ascrivibili alla sceneggiatura. A Pierce Brosnan tocca il ruolo più gigione, a Toni Collette quello usuale della vittima dall'aria dimessa, mentre i due ragazzi Aaron Paul e Imogen Poots probabilmente sopravviveranno al passo falso.