
TRAMA
Jack Dwyer si trasferisce con la famiglia in un paese orientale perché ingaggiato per lavorare a una diga, ma viene ucciso il Primo Ministro e i ribelli, che non vogliono l’occidentalizzazione della loro acqua, dichiarano di voler uccidere tutti gli americani.
RECENSIONI
Thriller politico scritto dai fratelli Dowdle (l’altro è Drew) nel 2006, dopo un viaggio in Thailandia con il padre, girato nel 2013 ma uscito nel 2015 dopo Necropolis. Anche chiudendo un occhio sulla fotografia da Luna Park di Léo Hinstin, con luci colorate che rendono tutto artificioso, il loro approccio è ipocrita nel momento in cui, senza nominare il paese in cui il film è ambientato (la Cambogia rinvenuta in Thailandia: gli attori parlano thai, le scritte sono in khmer), fanno terrorismo sul terrorismo, dipingendo la solita famiglia-istituzione americana in pericolo, alla mercé di ribelli sanguinari (che neanche gli zombi), perché nessuno accorre in aiuto, né i militari né l’ambasciata. Messaggio sotteso: non uscite dal vostro paese, l’unico civilizzato. Risposta del pubblico: fate film horror, che è meglio. L’ipocrisia nasce dal fatto che, ad un certo punto e per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, per bocca dell’agente segreto inglese di Pierce Brosnan si asserisce che è tutta colpa dei paesi occidentali che raggirano quelli in via di sviluppo, e che i ribelli stanno solo proteggendo i figli come fa il protagonista. Asserzione da contro-cinema complottistico anni settanta che non rispecchia la paura strumentalizzata dalla messinscena fino a quel momento (in modo efficace). L’opera contiene anche scene di una certa potenza: quella degna di Il Cacciatore, per durezza e crudezza, in cui uno dei ribelli “da rispettare e con prole” costringe, divertendosi un mondo, la figlia di Wilson a puntargli la pistola contro per ucciderlo e quella del salto fra due edifici, con l’idea del protagonista di gettare in aria i corpi delle figlie per salvarle. Il resto è routine infida.
