TRAMA
Una coppia matura in vacanza. Lui va in bici, ha un piccolo incidente, beve e mangia più di quanto dovrebbe, fa il bagno nel fiume. Lei fa colazione, medica il marito, va a fare delle commissioni, si rilassa in giardino. I due fanno una passeggiata, giocano a Scarabeo, litigano. Lei se ne va, lui la segue. Si ritrovano al cimitero, davanti a una piccola tomba. Tornano insieme a casa.
RECENSIONI
Il gioiello della prima fase di Ozon, dodici minuti d'immagini estive in cui la luce opulenta rende fatali le piccole, brucianti ferite del quotidiano: come nella partita a Scarabeo giocata dai protagonisti, in Mes parents un jour d'été una tensione inesorabile nasce da tasselli apparentemente insignificanti, in realtà crudelmente allusivi. Non c'è nulla di straordinario in queste idilliache scenette di vita a due ma, come ci ricordano Gocce d'acqua su pietre roventi, Sotto la sabbia e Cinqueperdue, la banalità dell'esistenza nasconde invariabilmente abissi di rancore e frustrazione. Un alito di morte si spande sul paesaggio assolato: basta un movimento delle palpebre (una fantasticheria sonnolenta?) e il coniuge finisce fuori strada; all'opposto, un gesto minaccioso, appena abbozzato, può convertirsi in una carezza inattesa (poco dopo, sarà il caso a farsi carico, con levità, della pulsione omicida). Il regista segue i personaggi (incarnati, ancora una volta, dai genitori) con un sorriso complice, passando nella scarna scena finale a una tristezza felpata, che sa svelare tutto senza dire nulla: l'origine del lutto rimane avvolta nel mistero (come per la Tatiana di Regarde la mer), l'irrimediabilità della perdita è davanti ai nostri occhi.