TRAMA
A Manhattan c’è un corpo speciale governativo, i M.I.B., che controlla il flusso di alieni sul pianeta, dando la caccia ai meno raccomandabili e occultando tutti gli altri.
RECENSIONI
Blockbuster di culto: si parte da un’eccellente idea, presa dai fumetti (più cupi) di Lowell Cunningham, per contaminare e citare tutto l’immaginario fantascientifico del cinema (ma anche la serie tv “UFO” e Guida Galattica per Autostoppisti), con un sarcasmo e un’inventiva esaltanti, frullando fantahorror anni cinquanta, il demenziale di Mars Attacks, la tenerezza di E.T. (l’infante-calamaro, il re alieno pilota di un corpo umano), gli ectoplasmi di Ghostbusters, il thriller d’inseguimento stile L’Alieno, i bizzarri conglomerati etnici di Guerre Stellari, la buffoneria (e la divisa) dei Blues Brothers. Sonnenfeld è a proprio agio nella commedia nera e macabra, dove può sprigionare barocco figurativo e farsesco acume letterario. Non è certo politically correct (con la “fame” di extraterrestri che c’è nel Mondo, i protagonisti sono antieroi), usa l’orrore, la violenza, l’idiozia e la demistificazione, ma c’è anche spazio per una riflessione sulle possibili conseguenze di un contatto alieno, un’amarezza di fondo nel dipingere questi uomini del “corpo speciale” (costola di Fratello di un altro Pianeta) senza vita propria, che non “esistono”, sono in “nero” al loro stesso funerale. L’allegoria finale (siamo solo la biglia di un gioco galattico), poi, ci ricorda quanto siamo insignificanti rispetto all’Universo. La coppia Will Smith, sfrontato e irresistibile, e Tommy Lee Jones, ombroso e sornione, funziona a meraviglia, circondata dalle indimenticabili creature inventate da Rick Baker. Innumerevoli le scene da citare, fra cui: il lungo viaggio dell’insetto che si schianta sul parabrezza; il corpo in sfacelo di un grande Vincent D’Onofrio; la gag dei test psico-attitudinali; quella sui gadgets alieni; la pubblicità occulta intelligente (gli alieni lasciano la Terra con scorte di Marlboro prese al Duty-free); la trovata delle torri dell’Esposizione come dischi volanti veri; i riferimenti “all’alienità” di Stallone e Elvis Presley; il cagnolino sboccato; la sequenza finale degli scarafaggi.