Biografico, Drammatico, Sala

MARILYN

Titolo OriginaleMy Week with Marilyn
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2011
Durata99'
Tratto dadai diari di Colin Clarke
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Ciak, si gira Il principe e la ballerina: l’arrivo di Marilyn Monroe scuote la vita della troupe, soprattutto dell’assistente alla regia Colin Clarke.

RECENSIONI

“GUARDA QUANTO DESIDERABILE ERA LEI! ECCO COS'ERA: ERA DESIDERABILE. ERA SPIRITOSA E SEXY - ED ERA ANCHE VULNERABILE. NON ERA MAI DEL TUTTO FELICE, ERA SEMPRE UN TANTINO SOPRA PESO. ERA PROPRIO COME IL NOSTRO PAESE”, ripeté Owen.

John Irving - Preghiera per un amico

Tratto dai diari di Colin Clarke, terzo assistente alla regia de Il principe e la ballerina di Laurence Olivier, che raccontano la lavorazione del film e la sua breve liaison con Marilyn Monroe. Tantissimi i punti di interesse nella pellicola del regista televisivo Simon Curtis, che rievoca gli eventi del 1956. L'attrice è motore dell'azione e dei personaggi, con i quali intercorre un rapporto almeno di tre tipi; lo sfruttamento da parte di MM, che fa leva sul carattere instabile e sfaccettato per ottenere vantaggi per sé stessa (la libertà dagli orari di lavoro, la libertà dal vincolo matrimoniale); lo sfruttamento contro MM, perpetrato dalla corte che gravita intorno a lei per denaro (la figura emblematica dell'insegnante di recitazione, Paula Strasberg); la deriva personale della diva, l'abuso pesante di farmaci e pasticche già iniziato in quegli anni. Dietro a questi 'macrotemi', in filigrana, si muove il tentativo di indagare il carattere reale di Marilyn, la sua vera essenza: la profonda consapevolezza dell'interprete (dell'essere star e del mondo esterno), sempre sul set nel ruolo di sé stessa, si concreta nella ripresa della reggia, dove la Monroe assediata dai fan entra in scena e interpreta la parte (- Devo iniziare a recitare?). Sullo sfondo seguiamo l'intreccio tra culture cinematografiche (Monroe/Usa - Olivier/GB), insieme all'atavico scontro cinema vs teatro (Monroe - Olivier, ancora) e cenni di conflitto di classe, con la chiara distinzione tra piani alti e bassi nel corso della produzione.

In questa varietà di punti di vista, purtroppo, a tratti manca la regia: le curve più interessanti e complesse della storia sono accuratamente evitate, limitandosi a brevi allusioni, in un approccio che preferisce la narrazione convenzionale e la leggibilità immediata. Dalla voice off di Clark che spiega l'intreccio alle scene più esplicite con i monologhi dell'attrice, la sceneggiatura dello stesso Curtis e Adrian Hodges denuncia un difetto costitutivo di scrittura, troppo sbilanciata verso l'esigenza di sciogliere tutti i nodi sul tavolo. La pellicola è splendidamente sostenuta dagli attori a loro agio nel metafilm, a partire dalla memorabile mimesi di Michelle Williams (candidata all'Oscar) e passando per un superbo Kenneth Branagh, Eddie Redmayne, Judi Dench. Alla fine, malgrado tutto, il mistero è parzialmente intatto: l'investigazione caratteriale viene frustrata e Marilyn Monroe, eterea e indefinita, resta inconoscibile. Lo conferma Branagh/Oliver in sala di montaggio, che con un'illusione (lo schermo cinematografico....) distrugge un'altra illusione, quella di capire la diva, e pronuncia l'epitaffio del film: il cinema, gli attori sono fatti 'della stessa materia dei sogni'.