Animazione

MADAGASCAR 3

Titolo OriginaleMadagascar 3 – Europe’s Most Wanted
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2012
Durata93'
Montaggio

TRAMA

Alex il leone, Marty la zebra, Gloria l’ippopotamo e Melman la giraffa sono ancora in Africa ma vogliono tornare a casa, allo zoo di New York. L’unico mezzo a disposizione è un aereo scalcagnato guidato da scimmie e pinguini, ma i quattro vengono scaricati. Raggiunti i traditori a Montecarlo e presi di mira da un’agguerrita poliziotta francese, trovano rifugio sui vagoni di un circo itinerante.

RECENSIONI

Il primo capitolo ha dettato le regole, il secondo le ha cavalcate, il terzo le scardina. Già, perché le nuove avventure di Alex, Marty, Melman e Gloria abbandonano qualsiasi pretesa di verosimiglianza per virare decisamente verso il surreale. Non che gli episodi precedenti riuscissero sempre a legittimare svolte e approdi narrativi, ma ora più che mai giustificare le tappe dei personaggi a zonzo per il mondo sembra essere l’ultimo degli interessi del team creativo (a cui si è aggiunto l’apprezzato Noah Baumbach alla sceneggiatura). Ecco quindi il ben assemblato quartetto che raggiunge Montecarlo dalla selvaggia Africa nuotando con maschera e boccaglio e riesce a imbastire uno spettacolo circense fantasmagorico dopo pochissime, disastrose, prove.

La scelta affranca lo script dalle sequenze di raccordo, spesso incapaci di mascherare la loro mera funzione esplicativa, e permette di soffermarsi sui personaggi, ancora una volta esilaranti, e sulle loro peculiarità caratteriali. Una libertà che giova all’insieme, volutamente e disinvoltamente sopra le righe, e che coinvolge e sconvolge sia le vecchie conoscenze che le nuove entrate: la scontrosa tigre Vitali, l’atletica e dolce femmina di giaguaro Gia e il goffo leone marino Stefano (senza dimenticare l’orso Sonia di cui si innamora perdutamente, ricambiato, l’emblema della bizzarria re Julien).

Siccome non può mancare un cattivo lo si crea nell’irresistibile poliziotta Chantel DuBois, determinatissima a trovare nel leone Alex un nuovo trofeo da esporre nella sua macabra collezione. A corredo del tutto un’animazione sempre più fluida in grado di conciliare le spigolosità dei character-design, marchio di fabbrica del brand, con l’accesa policromia dei fondali, e una colonna sonora che mantiene inalterata la contaminazione del tema portante di Hans Zimmer con vecchie e nuove hit. Il risultato è un vero e proprio tuffo nei pixel di contagiosa allegria, esaltato da un utilizzo quanto mai ludico del 3D e capace di imporsi trasversalmente nelle risate di grandi e piccini.

Esiste però anche un rovescio della medaglia. Tralasciando la scelta furbissima di battere cassa mirando ai mercati extra americani, catapultando quindi i protagonisti nei paesi in cui gli episodi precedenti hanno avuto il maggiore successo (Italia, Francia e Gran Bretagna in primis), puntare alla sola contingenza priva i personaggi di motivazioni a lungo termine (al di là del desiderio di tornare a casa), quindi di un’anima. Tutto accade e si risolve nell’arco di pochi minuti e pare servire unicamente per dare il la a gag e battute a ritmo frenetico, alcune più che altro rumorose. Pensiamo al trauma della tigre Vitali o alla velocità con cui si passa dalla tristezza all’entusiasmo, dall’abbandono alla solidarietà nel finale.

In fondo i personaggi avrebbero potuto essere ovunque, divertendo e divertendosi ugualmente. Di questo passo il rischio è di trovarsi un Madagascar 4 ambientato sulla Luna, un quinto episodio nel Far West, una sesta puntata al Polo Nord, un crossover insieme a Kung Fu Panda e così via. Poco male, si dirà, la ragione di qualunque sequel è prima di tutto commerciale e la banda di Madagascar ha sempre avuto come obiettivi intrattenimento e spensieratezza (nonostante qualche sermone buonista di troppo infilato all’improvviso). Tra l’essere pedine di un business e il sentirsi tali c’è, però, una differenza significativa.