Fantascienza, Recensione

L’UOMO BICENTENARIO

Titolo OriginaleBicentennial man
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1999
Durata131’

TRAMA

2005: la famiglia Martin acquista un robot. Il capofamiglia s’accorge che è un esemplare unico, in quanto sviluppa creatività e ingegno. Lo istruisce.

RECENSIONI

L’esperto di fantasy e cinema per ragazzi Chris Columbus non è una garanzia ma questo non è, per fortuna, un Io e Caterina frullato nella salsa predicatoria del suo Mrs. Doubtfire (sempre con Robin Williams): è tratto da un racconto di Isaac Asimov (ampliato nel romanzo “L’uomo positronico”, scritto con Robert Silverberg) che il cinema ha spesso sfruttato ogni volta che aveva a che fare con un robot. La sceneggiatura è del capace Nicholas Kazan (Frances, A Distanza Ravvicinata), attenta a pennellare le emozioni senza le enfasi patetiche che piacciono tanto a Columbus e Williams (l’attore, interpretando un robot, per forza di cose si limita): descrive una storia privata che non ha riverberi nel pubblico (un controcanto talmente assente, nella prima parte, da rasentare l’inverosimile) o in laceranti conflitti interni, fermandosi alla contrapposizione di un pater familias ‘illuminato’, Geppetto con il suo Pinocchio, e di familiari inizialmente diffidenti. Ciò che è stato evitato all’ingresso, però, rientra dalla porta di servizio: la produzione imprime occhi dolci disneyani all’automa, quando le prove della sua bontà sarebbero dovute scaturire da piccoli gesti e dinamiche, conquistando lo spettatore anche come macchina inespressiva. Funziona, però, l’amore trattenuto a seguire (più lezioso quando ‘consumato’, ma è notevole la descrizione dell’atto sessuale) con una bravissima Embeth Davidtz a recitare le “sagge” battute di Kazan. Certe motivazioni vacillano per mancata trattazione (la commissione che rifiuta lo status umano) ma sono controbilanciate da una parte finale con il dramma sentimentale alla Highlander e con il commovente tema dell’anima che inizia ad esistere nel momento in cui qualcuno la riconosce.