Horror, Recensione

L’OMBRA DEL VAMPIRO

Titolo OriginaleShadow of the Vampire
NazioneGran Bretagna/U.S.A.
Anno Produzione2000
Genere
Durata93'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia
Musiche

TRAMA

uropa, primi anni venti: un regista che sembra una rockstar (sesso, droga e charleston?) stipula un non metaforico patto col diavolo per soddisfare la propria ossessione e concludere un film che sembra traballare. Quel film sarà un capolavoro, questo, che lo racconta con le sembianze di un “making of” metafisico, traballa e basta.

RECENSIONI

E' coraggioso e riuscito il tentativo di misurarsi con una delle icone piu' caratterizzate e riconoscibili, quella del Nosferatu di Max Schreck, propiziato dalla folle interpretazione di Dafoe, da una messa in scena curatissima e da un apparato iconografico suggestivo e coerente. Gli inserti in bianco e nero che rappresentano il "girato", il loro sovrapporsi alla realta' del racconto, cosi' come l'insistenza sulle ombre, caratteristiche del Nosferatu originale, insieme alla descrizione del clima di decadenza della Berlino del primo dopoguerra, rendono sopportabile parte del film. Ma la noia incombe. Molto è incomprensibile per lo spettatore medio, dal quale e' stupido pretendere la conoscenza dello status di pietra miliare dell'opera di Murnau, con la quale il regista tedesco ha superato le codificate convenzioni espressioniste e realiste grazie a quelle tecniche che nel film sono accennate, suggerite ma mai esplicate e storicizzate. A chi non conosca la faccenda il regista tedesco è presentato come la macchietta dell'artista dannato disposto a qualunque cosa per la sua arte, rappresentato con maniera, attraverso un bozzetto che fa venire il sospetto di un intento parodico, ma fiacco e indeciso. Per lo spettatore appena piu' smaliziato la storia risulta risibile alla seconda apparizione di Dafoe/Max/Nosferatu e alla presentazione del patto col regista-teppista: una delle metafore piu' abusate viene servita tiepida e poco invitante. All' assaggio risulta senza sale: il troppo detto, il troppo esposto, in un argomento come questo, e' un handicap micidiale. Dopo qualche boccone siamo allo stucchevole che presto provoca irritazione: eccoci alla passione divorante per l'arte che costera' un alto prezzo da pagare, stai a vedere che l'ossessione scopica porterà alla morte, non ci è risparmiato il suggerimento che il vampiro piu' pericoloso e' il regista. In una compiaciuta aria bohemienne (la descrizione dell'allegra compagnia è innaffiata con abbonanti quantità degli psicotropi disponibili sulla piazza dell'epoca) si procede senza credibile pathos ad un finale presuntuoso e melodrammatico, realtà', finzione e fantasia si mescolano in prevedibili proporzioni, senza che nessuno si confonda o stupisca, ogni suspense latita. Solo qualche spunto grottesco strappa un sorriso e riscuote momentaneamente da un torpore ottenuto senza oppio, morfina o laudano. E dalla sensazione di essersi fatti abbindolare dal trailer.