Drammatico, MUBI, Recensione

LO SGUARDO DI ULISSE

Titolo OriginaleTo vlemma tou Odyssea
NazioneGrecia
Anno Produzione1995
Durata176’

TRAMA

“A.”, regista greco, vuole ritrovare tre rulli girati nel 1905 dai fratelli Manakias: inizia un’Odissea fino alla Sarajevo sconvolta dalla guerra.

RECENSIONI

L’anima guardi nell’anima per conoscersi (Platone, citato nei titoli di testa). Il regista (leggi: la Storia, i Popoli) cerchi quel “primo sguardo” perduto, genuino, colmo di speranza per il futuro, perché la fine può essere un inizio e l’inizio “il fine” per un secolo (il Ventesimo) che si è aperto con un’invenzione straordinaria (il cinema), si è dilaniato nelle guerre e nelle guerre vuole chiudersi, in un'involuzione dettata dall’aridità (la stessa del regista interpretato da Harvey Keitel, ”A.”, che sta per Anghelopulos). Il novello Ulisse (Keitel - Anghelopulos), ossessionato dal cinema, posseduto dalla sua innocenza perduta, è alla ricerca del primo frammento di memoria storica da cui si può ripartire, ricostruire. I famigerati piani sequenza del massimo regista greco sono sguardi talmente intensi, lirici, ipnotici da incantare l’anima dello spettatore attraverso il solo sguardo. Fra l’urgenza del (Neo) realismo e il disincanto poetico, si viaggia attraverso la Storia in tempo reale ma su binari surreali, palpitanti, vestiti dallo straniamento brechtiano, dal sogno mitico, dai silenzi antonioniani, con passo sospeso, nebbie dense e cariche di significato. S'incontra Polifemo (la gigantesca statua di Lenin trasportata su di una chiatta: come in Il Gorilla fa il Bagno a Mezzanotte, questa figura indica la fine di un’era), Penelope (l’ultima ragazza, cui domanda “Mi aspetterai?”) e, quando una voce chiede se c’è qualcuno sull’imbarcazione, s’ode ”Nessuno”, riferito sia ad Ulisse sia a Lenin in disgrazia.
Dedicato a Gian Maria Volontè che morì durante la lavorazione e il cui ruolo fu poi affidato a Erland Josephson.