Drammatico

LEZIONI DI VOLO

TRAMA

Pollo e Curry, dopo la bocciatura alla maturità, decidono di intraprendere un viaggio in India per trovare se stessi e quel bagaglio di esperienze necessario per affrontare l’età adulta. L’incontro con Chiara, medico di un’associazione umanitaria, cambierà le loro vite._x000D_

RECENSIONI

La presente va considerata un solo parzialmente volontario sequel/remake/newquel apocrifo della recensione di La bestia nel cuore scritta a suo tempo dall’amico LP, recensione esemplare di un Film Italiano più o meno esemplare come questo. Preventivamente annoiato da me stesso, butto dunque giù tre righe su Lezioni di volo sapendo già cosa scriverò. Scriverò / ho già scritto che è un Film Italiano esemplare. E’ brutto ragionare per categorie, erbe e fasci, ma se una categoria c’è bisogna pur parlarne, lagnandosi del suo esserci. Il Film Italiano Lezioni di volo è un film “a temi”, e ce ne sono tanti, così c’è più roba e il film è più bello: ci sono i giovani d’oggi (in crisi), c’è l’alta borghesia (in crisi) e c’è quella media (in crisi). C’è il tema dell’adozione, perché è importante e attuale. C’è la religione. C’è l’India sempre urlante, sempre povera e sempre sovraffollata, dove perdersi (sic) crescere (sic) e ritrovare se stessi (sic). L’India è una buona ambientazione perché dà la possibilità di aggiungere altri bei temi impegnati: la povertà, l’aborto, la questione della donna, è tutta roba importante e un Film Italiano ne parla. E anche dei coraggiosi medici di frontiera che con tutte le guerre che ci sono oggi nel mondo fanno tanto del bene, anche dei medici di frontiera bisogna parlare. E poi non vanno trascurati i temi sempreverdi dell’amicizia, dell’amore e della famiglia (in crisi). Poi c’è la varia umanità, un Film Italiano (vorrebbe) tratteggia(re) personalità sempre “complesse”, sempre “sofferte”, sempre “emblematiche”, ma non tutte le ciambelle vengono col buco e allora vengono fuori delle insulse macchiette emblematiche solo di se stesse. Perché è difficile voler parlare di tutto e cucirvi addosso dei personaggi e una storia “degni”. Capita allora che i personaggi non possono essere “agenti” ma semplici “agìti” da una struttura rigida e preconfezionata che li schiaccia e ne rende l’agire realisticamente immotivato, all’interno di vicende verosimilmente incredibili. E il Film Italiano, che pure sembra darsi al “tratteggio delicato” di psicologie e vicende, confeziona sempre psicologie inesistenti e vicende etimologicamente “incredibili”. Basti qui citare i due giovani protagonisti, che non sono “apatici giovani d’oggi privi di interessi e di ideali ma non è tutta colpa loro” (che già sarebbe grave) ma sono due coglioni catatonici che vorrebbero spacciarsi per “apatici giovani d’oggi privi di interessi e di ideali ma non è tutta colpa loro”. Non-personaggi inerti, insomma, che ogni tanto regalano ingiustificati slanci poetici (Pollo che scopre l’Amore e lo definisce “necessario come le scarpe, come il sonno”. E’ così) o scatti d’ira demenziali a seguito di epifaniche tappe nel loro parodico romanzo di formazione (Curry che maltratta Chiara senza un perché e dopo due o tre sputacchiati “cazzo” finge di andarsene, in perfetto stile “ecco la sfuriata da Film Italiano”). Si vedano ora gli snodi tramici, ancora “esemplari”, il susseguirsi di vicende che porta gli stessi protagonisti a “perdersi” per poi “ritrovarsi” come da copione: appena giunti in India vengono derubati di tutto (perché sono due coglioni, lo ricordiamo) e vanno all’albergo a 5 stelle regolarmente prenotato dall’Italia. Il buon senso vorrebbe che un giovane turista straniero, che oltretutto mastica un po’ di Inglese, una volta illustrata la verificabile situazione (la prenotazione, il furto) sia in grado di risolvere la situazione con un paio di telefonate. Ma invece no, perché è previsto, lo ricordiamo, che i due debbano perdersi. E allora all’ingresso dell’albergo ci ritroviamo nel mezzo di una sommossa che ha a che fare col cricket (sport nazionale indiano, che un Film Italiano ambientato in India farà dunque bene a citare) e Curry (“l’indiano de Roma”) viene trascinato via dalla polizia e proiettato “altrove”. Pollo, che ha appena abbandonato al suo destino il suo migliore amico ma dopo lo choc iniziale sembra aver già metabolizzato, riesce a entrare, spiega tutto alla gentile receptionist che per tutta risposta lo fa buttare in mezzo a una strada perché “privo di documenti”, senza concedergli il beneficio di una telefonata. Così nel testo. Mi duole avervi ammorbato con questa parentesi così circostanziata ma insomma, non volevo rimanere troppo sul teorico ché sennò passo per prevenuto o peggio. In un Film Italiano c’è poco da dire sullo specifico filmico, se non che c’è poco da dire sullo specifico filmico: si registra qualche idea di regia volta a valorizzare qualche “pezzo di bravura” degli attori (il piano-sequenza del duetto Galiena-Finocchiaro, con quest’ultima che si intristisce e piange in diretta mentre l’altra le dice una serie di involontarie “cattiverie” la cui unica giustificazione/coerenza interna è quella di dare alla sequenza in questione la possibilità di esistere). E qui però chiudo, perché sennò rischio, come in un Film Italiano, di non riuscire a chiudere, di ripetere, di ripetermi, di chiarire, di spiegare, di richiarire e di rispiegare per far quadrare un cerchio già quadratissimo fin dall’inizio. E chiudo dicendo che il Film Italiano ha anche delle eccezioni (Sorrentino, Corsicato) che confermano la regola ma assai più regole che confermano le eccezioni. Lezioni di volo è La Regola.