Animazione, Arti Marziali, Commedia, Recensione

LEGO NINJAGO – IL FILM

TRAMA

La città di Ninjago è puntualmente presa d’assalto dal malvagio Lord Garmadon con i suoi mecha e altrettanto puntualmente difesa dal maestro di arti marziali Sensei Wu con i suoi sei ninja. Ma una minaccia ancora più grandeè all’orizzonteper sconfiggere la quale bisognerà ricorrere ad inaspettate alleanze e a un viaggio di formazione.

RECENSIONI

Secondo appuntamento annuale dopo LEGO Batman e terzo film del franchise insieme a The LEGO Movie di qualche anno fa, LEGO Ninjago rappresenta il vero banco di prova del brand, LEGO se magari non si fosse capito, per testare l'effettivo interesse del pubblico al di là del fandom. Privo dell'effetto sorpresa del primo episodio, dei suoi numerosi cammei celebri e dell'iconico richiamo del secondo, questa nuova entry cerca disperatamente di aggrapparsi a properties già conosciute/vendute: è tratto dalla serie tv animata omonima (e relativo set di mattoncini) - sconosciuta agli under 10 -, e, soprattutto, infarcisce la narrazione con citazioni e omaggi ai vecchi film di kung fu, tramite spezzoni di questi ultimi o scomodando addirittura Jackie Chan, protagonista della cornice live-action à la Storia Fantastica, e voce originale di Sensei Wu. Date le premesse, era inevitabile, se non doveroso, aggiungere una nota di freschezza nell'animazione delle coreografie dei combattimenti, impeccabili, rese estremamente dinamiche dalla Animal Logic con l'utilizzo di appositi smear frames già utilizzati in LEGO Batman, riproponendo la finta stop motion come marchio di fabbrica dell'universo Lego.

Nonostante una partenza poco convenzionale, in medias res, durante quella che potrebbe essere la battaglia finale tra buoni e cattivi, il film stenta a decollare, anche se si delinea come immediatamente assimilabile ai ben più riusciti capitoli precedenti grazie a un ritmo frenetico e uno humor spassoso, intelligente, verboso ma diretto, nonsense e quasi mai semplicemente slapstick (cosa molto rara nelle commedie animate per famiglie). Ingrana decisamente dal secondo atto in poi, quando comincia a svilupparsi il cuore del film incentrato sul rapporto padre/figlio tra il (mica poi tanto) malvagio Lord Garmadon e l'adolescente Lloyd, respinto dalla società a causa dei suoi natali, ma amatissimo dalla stessa nella sua identità segreta, quella del ninja verde, il leader, nonché collante, di tutta la squadra dei variopinti combattenti, volutamente abbozzati e - è il caso di dire - tutti d'un blocco. Il duo è assimilabile a una versione comica di Dart Fener e Luke Skywalker, con il primo che impara ad essere un buon genitore e il secondo che tenta col suo amore di strapparlo al lato oscuro. Apologia di una famiglia disfunzionale (come tutti i film della serie), il film alterna twist più o meno prevedibili (legami di sangue inattesi, poteri nascosti) a commozione sincera, il tutto sempre attraverso la verve e la schizofrenia irresistibile tipica della serie (il gatto-Godzilla, distruttore della città di Lego, è esilarante).
C'è però da imputare alla Warner la stessa ingordigia che ha portato Lord Garmadon a trascurare la sua creatura, rischiando, con la doppia uscita nello stesso anno, una svalutazione del brand e una saturazione del mercato. Invece di prediligere l'appuntamento fisso a cadenza annuale tanto caro al pubblico abitudinario (strategia vincente per i recenti Marvel e Star Wars), il film è stato distribuito in autunno a pochi mesi di distanza dal capitolo precedente e a ben due anni di distanza dal sequel di The LEGO Movie. Se a ciò si somma la scarsa riconoscibilità di questa uscita, il flop sopraggiunto è presto spiegato. Un peccato, perchè nonostante rappresenti l'episodio meno solido del franchise, assicura grasse risate e un intrattenimento ben congegnato, che invita a volerne di più.