Drammatico, Recensione

L’ATTIMO FUGGENTE

Titolo OriginaleDead Poets Society
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1989
Durata129'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Nell’esclusiva scuola di Welton degli anni cinquanta, l’anticonformista professor John Keating è amato da tutti gli allievi per i suoi inni alla libertà di pensiero. Alcuni di loro ri-fondano la Setta dei Poeti Estinti.

RECENSIONI

Enorme successo non annunciato: Peter Weir riesce a toccare le corde della commozione in modo non artificioso. La sceneggiatura di Tom Schulman, che trae ispirazione dalla propria adolescenza alla Montgomery Bell Academy di Nashville, è sin troppo da manuale nel seguire uno schema simile a quello di Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo: un gruppo di sognatori, di “diversi”, attraverso cui osservare e criticare la società, portare sul vassoio valori esistenziali non cinici, divertire, emozionare, esaltare nella ribellione del ‘Carpe Diem’. Ma la messinscena di Weir non è ricattatoria (semmai lo sono le musiche di Maurice Jarre) e modifica lo script (soprattutto il finale del racconto) per far rientrare l’opera in una poetica che oppone e concilia Civiltà, Cultura e Natura: i Poeti Estinti declamano versi di Orazio, Alfred Tennyson e Walt Whitman e si ritrovano nella grotta circondata da un bosco con misteri esoterici (Picnic ad Hanging Rock). Con “Capitano, mio Capitano” per l’Addio a Mr. Chips, in piedi sui banchi, il film offre uno dei finali più commoventi e imitati della storia del Cinema, nel miracolo anche di un’inedita interpretazione drammatica di Robin Williams.