Drammatico, Sala, Thriller

LASCIAMI ANDARE

NazioneItalia
Anno Produzione2020
Durata98'
Trattodal romanzo Sei tornato di Christopher Coake
Scenografia

TRAMA

Marco e Anita scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la prima moglie Clara. Improvvisamente però, nella vita di Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla, la nuova proprietaria della casa dove la coppia abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino che tormenta sia lei che suo figlio. Marco si ritrova così combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da scrivere.

 

RECENSIONI

Stefano Mordini ha dimostrato di essere a suo agio con le atmosfere impalpabili del thriller con il riuscito Il testimone invisibile e da sempre cura, oltre alla messa in scena, le caratterizzazioni dei personaggi, sondando a fondo le loro motivazioni. Accade anche con la trasposizione del romanzo di Christopher Coake “Sei tornato” che adatta una storia dai contorni fantasmatici e sulfurei trasferendola dai rigidi inverni americani a quelli uggiosi e grondanti fascino di Venezia. Un clima e un’atmosfera, coadiuvati da un’acqua alta tra le calli non preventivata, che incornicia perfettamente una storia pervasa di malinconia, tristezza, ma anche fiducia verso il futuro e le sue incertezze. È fondamentalmente l’elaborazione di un lutto ciò a cui assistiamo, da parte di due genitori che provano a sopravvivere alla morte del loro figlio. L’incontro con una misteriosa donna d’affari che ha comprato la casa in cui abitavano quando è accaduta la tragedia, riaccende le speranze e, soprattutto, permette a un dolore in parte inespresso di uscire allo scoperto. È proprio questo il fulcro del film che scava nell’intimo dei suoi protagonisti per provare a dare un senso a un evento che senso non ce l’ha.

La sceneggiatura affianca alla ragionevolezza del protagonista l’irrazionalità della sua ex-moglie e resta sospesa tra i due differenti approcci, senza offrire una soluzione univoca che chiarisca tutte le zone d’ombra del racconto. I dubbi, quindi, in parte rimangono ed è proprio l’assenza di certezze che consente ai personaggi di evolvere e di trovare la loro verità. Il film evoca più volte il celeberrimo A Venezia... un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg, ma torna alla mente anche Birth - Io sono Sean di Jonathan Glazer che, però, scioglieva l’intreccio con più decisione optando per il razionale. Qui, invece, sensi di colpa, rimpianti, rimorsi, voglia di riscatto, seconde opportunità, creano un impasto che prende direzioni diverse, disperde l’interesse, torna sui suoi passi, allude e gioca d’ellissi. Ciò, però, non rende il film irrisolto, perché pare volerci condurre proprio lì, in quella zona grigia dove abitano i dubbi. Non manca una dimensione onirica valorizzata da scelte visive inusuali, come quell’effetto camera oscura che riflette sulle pareti di casa l’esterno capovolto assumendo la valenza di una porta sull’inconscio. Tra gli interpreti, ben calati nella parte, a distinguersi è soprattutto il protagonista Stefano Accorsi, anche perché può valorizzare un personaggio più approfondito degli altri.