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TRAMA
Wenders ripercorre la vita di Blind Willie Johnson, Skip James, J.B. Lenoir: tre uomini ignoti o dimenticati che hanno fatto la storia del blues.
RECENSIONI
Tre indizi fanno una prova: se l'ultimo Wenders annaspa nel suo cinema di finzione trascinato da un'autoreferenzialità sempre più artificiosa e un ego sempre più insopportabile, trova invece misura e ispirazione quando decide di dedicarsi alle sue passioni più viscerali. Dunque dopo I Fratelli Skladanowski e il celebrato "Buena Vista Social Club" ecco l'ultimo "The Soul of a Man", terzo episodio di un programmatico recupero della memoria di misconosciuti o dimenticati pionieri d'arte di questo secolo.
Strutturalmente il documentario si sviluppa alternando con calibrata tempistica brani della vita reale dei protagonisti, resuscitati dall'oblio insieme al loro tempo, le loro performance musicali e le corrispondenti cover suonate dai mostri sacri di rock e blues, debitori consapevoli del brano ma spesso inconsci del loro background di musicisti.
Tuttavia in quest'occasione Wenders fa qualcosa di diverso dal solito: non avendo a disposizione materiale documentario relativo ai primi anni artistici dei protagonisti, se lo crea ricostruendo con meticolosa precisione filologica ambienti, costumi, oggettistica del periodo, mascherando l'operazione con pellicola sgranata e movimenti accelerati. Nascono così sequenze simil-reali di grande suggestione, come la prima session di registrazione di uno spaesato (finto) Skip James: l'omone nero si siede circospetto con una chitarra bella come non ne aveva mai viste e comincia a suonare nel momento in cui la lampadina sullo sfondo si accende; oscilla la testa trascinato dal ritmo e la falda del cappello copre e riscopre "a tempo" la lampadina, creando così un caleidoscopio di tonalità di controluce da brivido.
Nonostante un'introduzione (ed epilogo) un po' artificiosa e retorica con il Voyager che si trascina nello spazio e nel tempo con la voce registrata di Blind Willie Johnson, e qualche schematizzazione di troppo nel meccanico passaggio "canzone di Skip James-cover moderna", LAnima di un Uomo si rivela un ottimo film anche dal lato realmente documentaristico: il reperto svedese su J.B. Lenoir è una vera chicca e getta luce su un personaggio dai tratti fino ad oggi misteriosi e sfumati. Inoltre le numerose performance musicali non sono mai riprese nel tradizionale campo medio sull'artista/gruppo ma sempre attraverso angolazioni studiate e affascinanti, tali da rendere quei momenti non solo intensi musicalmente ma anche appaganti da un punto di vista strettamente cinematografico.
