TRAMA
Si parte dalla disastrosa, ultima rapina in Minnesota (1876) della banda di Jesse James per poi ripercorrere, in flashback e con varie testimonianze, il percorso da fuorilegge del capobanda.
RECENSIONI
Remake, dichiarato fin dai titoli di testa che citano la sceneggiatura di Nunnally Johnson, del notevole Jess il Bandito di Henry King (1939), da cui si prendono in prestito anche alcune sequenze: Nicholas Ray riposiziona la mitica figura americana nella fascia d’attitudine e generazionale che predilige, quella dell’adolescenza governata dalla rabbia, della Gioventù Bruciata che però, in questo caso, le fiamme dell’Inferno decide di abbracciarle fino in fondo. Il suo indirizzo tematico è, al solito, tormentato e psicanalitico (la ribellione, l’autodistruzione) mentre quello estetico si riaffida, come ama (e non era così usuale, a quell’epoca), ai flashback. I suoi intenti, in realtà, erano ancora più iconoclasti: voleva innestare ricordi non annunciati, improvvisi e in alternanza per comporre una sorta di ballata allegorica, ma non ebbe il controllo sulla versione definitiva del montato e la produzione lo costrinse ad una forma più canonica che, infine, rende il racconto più insulso e il suo “commento” scontato (tranne che per la meravigliosa invenzione della rapina iniziale, rivista più avanti con differente prospettiva), lasciando pochi benefici come contropartita del sacrificio del climax (spezzato continuamente da una struttura episodica). Anche così, però, l’opera appare come un oggetto più “moderno” di tutti quelli che circolavano negli anni Cinquanta.