TRAMA
Egitto, anni venti: alla ricerca del tesoro della Città dei Morti, un gruppo di americani risveglia la mummia di un temibile sacerdote dell’antichità.
RECENSIONI
Dopo essere stato al servizio della Disney, Sommers si è convertito al fascino dell'orrore e dei b-movies della Hollywood classica (vedi il precedente Deep Rising) e ha sbancato il botteghino con questa "riesumazione" del terrore dell'imbalsamato, portato sugli schermi, nelle versioni più famose, da Karl Freund nel 1932 e da Terence Fisher nel 1959. Più avventura romantica ed esotica che orrore, è un I Predatori dell’Arca Perduta rivisto con la parodia di L’Armata delle Tenebre di Sam Raimi (senza talento nel grottesco) e l'estetica del videogioco "Tomb Raider" (fra egittologia, scheletri alla Ray Harryhausen, trappole e morti viventi). Per la sua anima nostalgica e citazionista di pellicole del passato come Beau Geste e Gunga Din, la prima parte è godibilissima: ironia, battaglie, sorprese, schermaglie amorose, personaggi simpatici. Un'avventura ben congegnata, spettacolare, le cui premesse fanno sperare anche in sviluppi più inquietanti o "adulti", da favola gotica (l'apertura gigantista alla De Mille scopre un Egitto cruento ed esoterico) e romantica (il sacerdote che rivive per amore). Purtroppo, si rientra nei meccanismi del blockbuster fumettistico seppellito negli effetti speciali: gli interpreti diventano gli ingranaggi della macchina commerciale che richiede velocità, azione, trucchi, trovate in quantità più che di qualità, disinteressandosi di trama, personaggi, mistero, stupore e afflato. Lo schema prevedibile (le Dieci Piaghe d’Egitto, la resurrezione graduale del sacerdote, il vano tentativo di riportare in vita l’amata) e la mummia scarnificata seguono il loro percorso, non più sorretti da un'accelerazione in accumulo che inghiotte la propria linfa vitale (la commedia rosa, il fascino dell'ignoto, l'epica stemperata nell'ironia). Gli autori tolgono l'anima anche ai due personaggi-chiave: un Brendan Fraser seducente e scavezzacollo alla Errol Flynn e un Arnold Vosloo (la mummia) che prometteva un contraltare nella tragedia dell'amour-fou. Quello di Sommers è, in definitiva, un gradevole scacciapensieri, che condivide con i suoi personaggi l’unica colpa di aver evocato fantasmi illustri (uno su tutti il regista Michael Curtiz) per poi rispedirli sommariamente nell'oltretomba.