
TRAMA
1870: Yellowstone Kelly commercia pelli che caccia in territorio Sioux. Si rifiuta di fare da guida all’esercito sul piede di guerra contro gli indiani e trasgredisce alla propria solitudine prendendo con sé un ragazzo e una squaw Arrapaho amata, però, da Gall, capo dei Sioux.
RECENSIONI
C’è un unico modo di poter apprezzare il film: immaginare come l’avrebbe diretto Budd Boetticher, la cui fidata penna Burt Kennedy (già al lavoro per Douglas in L’Urlo dei Comanches, sempre con Clint Walker) adatta un romanzo di Heck Allen (Gli Implacabili di Raoul Walsh), con trama scontata nel panorama di genere ma anche “moderna” nella sua visione dei nativi americani: fattore, quest’ultimo, del tutto annichilito dalla regia di questo mestierante prolifico e scostante che, se non si sentiva ispirato (ha firmato anche pellicole notevoli), s’affidava pedissequamente e insopportabilmente ai cliché hollywoodiani più superficiali, fra improbabili attori caucasici in ruoli di pellerossa (la squaw con gli occhi azzurri…), brani da commedia con arie musicali da gag del cinema muto, direzione degli attori svogliata e totale disimpegno figurativo. Kennedy era ripetitivo in figure che Boetticher trasformava in poetica personale, incastonando i suoi (anti)eroi solitari in un raccontare dilatato che ovviava alla prevedibilità delle trame, concentrandosi sulla descrizione dei personaggi (qui meri stereotipi), sottolineando i temi più anticonvenzionali (in questo caso, il volto umano dato agli indiani: Douglas se ne serve solo se propedeutico al racconto in sé), appassionando nel romanzo di formazione di un protagonista indifferente che ritrova i principi per cui combattere. Boetticher sapeva anche valorizzare gli ambienti naturali (Douglas posiziona la cinepresa e…basta) e scaldare il cuore con il tema della donna che addolcisce il tipo brusco di turno. Qui manca anche un attore di carisma: sempre volando di fantasia, si potrebbe immaginare Randolph “stoneface” Scott al posto di Clint Walker, oppure il James Stewart di Anthony Mann, altro regista western che avrebbe potuto cavare qualcosa di buono da uno script così medio/mediocre. Walker, con un’espressione che anticipa quella imperturbabile di Clint Eastwood, occupa lo spazio con silhouette ridicola, alta e sciolta in spalle a pera, muovendosi come un mostro di Frankenstein nel Far West. Ad aggravare la situazione, un insostenibile finale tirato via, con risolutivo pistolotto di Yellowstone Kelly al capo dei Sioux.
