
TRAMA
La tranquilla vita di Holly Springs viene sconvolta dal suicidio della simpatica zia Cookie, fatto passare come omicidio dall’arcigna nipote. Del finto delitto è accusato il povero Willis, uomo di colore che andava spesso a trovarla.
RECENSIONI
“Le cose non sono cambiate da allora”: lo dice un personaggio della Salomé di Oscar Wilde che Camille (Glenn Close) sta allestendo in paese. Da regista della messinscena, Camille diverrà perfida Salomé di una falsa testimonianza, chiedendo la testa dell’innocente Willis su di una coppa da macedonia. La tenerezza di A Spasso con Daisy è incrinata da questa “strega” stile La Carica dei 101 e, anziché rinvenire la tragedia nel suicidio (filmato e preparato come una dolce liberazione, cosa rara al cinema), addita l’ipocrisia del perbenismo. La sceneggiatura di Anne Rappe permette ad Altman di destrutturare il genere poliziesco, spostarlo in un luogo dove è impossibile seguire le regole (vige il favoritismo perchè tutti si conoscono), e di attaccare nuovamente (e indirettamente) la macchina-cinema: gli attori sono manichini scemi (Julianne Moore) e i registi dei despoti. La provincia ciarliera, corale con la staffetta della macchina della polizia, è introdotta dal controcanto alla Kansas City di una chitarra blues, colorata vivacemente da Toyomichi Kurita, infarcita di tenerezze, rabbia, moti umani buffi sarcastici affettuosi (il filo d’Arianna/nastro adesivo della polizia per chiamare a sé Liv Tyler; la gag del luogo dell’omicidio violato più volte; la danza delle sette carte igieniche di Camille). Un dramma in forma di commedia e viceversa, una favola paradossale e feroce in cui la cattiveria si ritorce contro se stessa (paradossale, divertente!), uno sguardo su pro (ci si conosce, i rapporti non sono spersonalizzati) e contro (idem) dei microcosmi sociali a contatto: il poliziotto sa che Willis è un brav’uomo, Camille usa le sue conoscenze per inquinare le acque, ma solo l’aridità di cuore ed il perbenismo condannano in base a prove indiziarie. Qualcuno si chiede: “Cos’ha questa gente di sbagliato?”. Il montaggio risponde (con Camille che si riferisce ad altro): “L’orgoglio”.
